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Santorso. Don Giorgio trasferito in Medicina riceve visita Vescovo. ‘Voglio tornare dai miei parrocchiani’

Secondo la mitologia greca la speranza era l’ultima dea (spes ultima dea) rimasta nel vaso di Pandora: da qui l’espressione “La speranza è l’ultima a morire”. E di una speranza incredibile sono pure le parole uscite ieri sera dalla bocca di un uomo di 78 anni il prossimo 13 marzo, colpito da doppia emorragia cerebrale, trovato moribondo e sanguinante dopo ventiquattro ore, sul pavimento della sua casa canonica di Piazza del Giubileo a Thiene e rimasto in coma in Rianimazione per oltre due mesi dallo scorso 13 novembre.

 

Don Piergiorgio Sandonà non smette davvero di stupire la numerosa sua famiglia e l’equipe del reparto di Medicina dove è stato trasferito martedì pomeriggio.

Ieri sera, alle 19, all’ospedale di Santorso, una visita speciale: quella di S. E. Mons. Antonio Mattiazzo accompagnato dal suo segretario don Ruggero Toldo e da don Augusto Busin. L’Arcivescovo di Padova due ore prima aveva amministrato, all’indomani della festa patronale di San Vincenzo, la liturgia della Confermazione nella chiesa della Pentecoste a quindici ragazzi proprio della parrocchia dove don Giorgio è arrivato ventisette anni fa, nell’ormai lontano 1987.

Visibilmente commosso e stupito il pastore della diocesi patavina: ‘Sono contento, contento, contento. Abbiamo pregato tanto per te, don Giorgio, persino in Thailandia e lo facciamo anche ora assieme. Vieni qui Beatrice (la nipotina di don Giorgio, ndr) perché Dio ascolta sempre le preghiere dei piccoli’.

E intanto don Giorgio aveva preceduto il vescovo nell’intonare l’Ave Maria. E, infine, nel salutarlo: ‘Eccellenza, la malattia fa scoprire al malato chi è veramente e chi sono le persone che ha attorno. Io non sono solo contento della mia famiglia, io sono orgoglioso. Grazie davvero della sua visita. Ci accorderemo perché mi deve ricevere in episcopio a Padova: mi raccomando’.

E davvero è tanta la voglia di vivere e di ritornare tra la sua gente: si è informato dei corsi di Dottrina Sociale della Chiesa e di Antropologia della scuola di Teologia, dei suoi bambini dell’Asilo e dei preti del Vicariato, dell’esito del dottorato del suo amico don cappellano del carcere, della Chiesa e di alcuni suoi parrocchiani. Ha persino espresso il desiderio di una vacanza post degenza nella sua amata terra di Puglia e si è preoccupato della sua Lancia Ypsilon.

‘Bisogna avere tanta pazienza, ma ritornerò presto’. Parole di don Giorgio, di un uomo, o meglio di un prete, che in questi due mesi di agonia ha intonato in anticipo la sequenza pasquale del Sabato Santo: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello […] Cristo, mia speranza, è risorto e vi precede in Galilea”.

Sandro Pozza