Anche due vicentini sono finiti nel calderone della scottante inchiesta condotta dalla squadra Mobile di Firenze e dalla Polfer che hanno scoperchiato il presunto malaffare di chi avrebbero truccato appalti Trenitalia, a scapito di imprenditori onesti. A finire ai domiciliari nell’operazione denominata Espresso 2, Antonio Nicola Corradin, 46 anni, residente a Santorso dove è anche consigliere comunale, procuratore speciale e responsabile delle vendite della società Fiamm spa e Roberto De Puppi, 44 anni, referente della Fiamm e residente a San Vito di Leguzzano. L’azienda risulta estranea alla vicenda giudiziaria.In arresto in tutto 27 persone, tra funzionari della società e imprenditori. Dalle prime luci del giorno la polfer del comparto Toscana e la squadra Mobile di Firenze hanno eseguito le misure cautelari disposte per le accuse, mosse a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio e accesso abusivo alle banche dati riservate. Nei confronti dei due indagati vicentini solo il concorso in rivelazioni di segreto d’ufficio e la turbata libertà degli incanti. De Puppi e Corradin erano già stati indagati nell’ambito del primo troncone d’inchiesta battezzata ‘Espresso’. Ai domiciliari anche un veronese.

Gli arresti sono stati eseguiti dal Nord al Sud Italia: a Firenze, Prato, Ascoli Piceno, Monza, Milano, Pavia, Torino, Pordenone, Verona, Genova, Napoli, Bari; nel capoluogo pugliese l’organizzazione avrebbe avuto il suo centro operativo.
A ottobre del 2011, nella prima tanche dell’inchiesta su presunti appalti truccati in Trenitalia, e nell’azienda di trasporti campana Sepsa, erano state arrestate già 15 persone (42 in tutto gli indagati) con l’accusa di aver truccato gare per la fornitura di accessori per la manutenzione dei treni.
Secondo le indagini, i funzionari di Trenitalia arrestati all’alba, avrebbero fornito agli imprenditori finiti nell’inchiesta informazioni non pubbliche sugli appalti e l’accesso ai sistemi informatici riservati di Trenitalia. Per i pm di Firenze, gli appalti sarebbero stati spartiti all’interno di questa cricca, le gare pubbliche erano solo un simulacro, tutto, secondo l’accusa, veniva deciso prima.

Secondo l’accusa, gli indagati avevano la libertà di truccare e spartirsi gli appalti di Trenitalia grazie alla complicità di dirigenti , funzionari e dipendenti dell’azienda ferroviaria. Questi, in cambio di viaggi, regali di lusso e soldi, fornivano agli imprenditori disonesti notizie riguardanti gli appalti e le offerte, arrivando a consegnare loro persino le chiavi d’accesso ai siti di Trenitalia.

L’indagine è partita dall’esposto di un imprenditore , poi indagato perché ritenuto coinvolto nei reati. Ai magistrati, l’imprenditore, annotano gli investigatori, ”che lavora da anni come fornitore nel settore ferroviario, riferiva di avere subito pressioni e veri e propri tentativi di concussione da parte del funzionario di Trenitalia commisurabili nella percentuale del 2,5% dell’importo delle gare di appalto”. ”Tali somme – spiegò più tardi l’imprenditore – erano finalizzate a evitare problemi nel prosieguo della produzione, dopo l’aggiudicazione della gara”, visto che il funzionario ”si trovava nella condizione di poter, ad esempio, non concedere proroghe per la consegna, determinando cosi’ il pagamento di penali ingenti”. Per l’imprenditore hanno poi chiesto l’arresto, negato dal gip: ”Ciò che emerge dagli accertamenti – scrivono gli investigatori – è che” fa parte ”con piena convinzione dello stesso cartello criminale”.

E intanto, la società Ferrovie rende noto che già il 15 febbraio 2010 aveva formalmente segnalato, nel massimo riserbo, alla Polizia Ferroviaria di Firenze, di essere venuta a conoscenza di presunte attività illecite condotte da proprio personale nell’affidamento e nella gestione di appalti, assicurando nello stesso tempo ”ogni disponibilita’ e collaborazione alle indagini”. L’azienda informa pure che Trenitalia, società del gruppo Fs, si costituirà in giudizio come parte civile.

di Redazione Thiene on line

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