Un tam tam tra giovani, un giro di telefonate, qualche messaggio via WhatsApp e in poche ore decine di ragazzi e ragazze di tutto l’Alto Vicentino si sono dati appuntamento al Parco della Solidarietà di Marano per commemorare la memoria di Alioune, il 19enne di origini senegalesi tragicamente scomparso all’alba di sabato 7 agosto, travolto da un’auto mentre in sella alla sua biciletta si trovava sulla Maranese per recarsi al lavoro.
Erano in più di duecento stamattina poco dopo le 11, arrivati alla spicciolata sino a gremire pian piano il campetto vicino all’ingresso: amici e conoscenti che nonostante il caldo opprimente e il periodo di vacanza, hanno voluto essere presenti per condividere il dolore e il ricordo di un ragazzo che non c’è più. Chi con un fiore, chi appendendo un cartello con un proprio messaggio, chi abbracciato all’amico, gli occhi gonfi, i fazzoletti che non coprono le lacrime.
E’ enorme il vuoto lasciato da Alioune, almeno quanto è grande la gioia e l’amore che ha saputo regalare a chi ha potuto incrociarlo nel suo breve cammino: i ragazzi si raccolgono in cerchio, si fanno forza e sono in molti quelli che con la voce rotta dalla commozione vogliono comunque dare testimonianza, raccontando quanto Ali – come lo chiamano loro – fosse una persona umile e rispettosa, pronto a sorprendere chi gli era accanto con quella genuinità e quel sorriso disarmanti: ‘un collante’ lo definiscono in tanti nel ricordare la sua attitudine al dialogo e al riappacificare.
“Per me eri un amico, un fratello. E non conta il sangue, il colore della pelle, sei mio fratello” – gli fa eco Marco, che abitava proprio accanto alla famiglia di Alioune.
Attestati di stima e di profondo affetto, il saluto commosso di una portavoce di Engim Veneto, l’istituto dove si era diplomato operatore meccanico: arrivano quasi trascinandosi anche le sorelle, lo sguardo fisso e assente mentre un grande abbraccio le accoglie; ai margini c’è anche qualche adulto, riparato sotto l’ombra delle piante, un po’ più defilato quasi a non voler disturbare il commiato di tanti giovani. Un signora però si avvicina, chiede di prendere la parola: “Non conoscevo Ali, ma sono straziata perchè poteva essere mio figlio. Penso a chi l’ha ucciso e anche al suo travaglio, penso ai familiari di Alioune. Abbiate cura della vostra vita ragazzi e fatevi forza”.
C’è anche qualche risata, tra i volti rigati dal pianto, specie nel ricordare anche il lato giocoso di un ragazzo che la vita doveva ancora viversela, i sogni irrealizzati sussurrati agli amici, sperando in tante cose senza mai averne pretesa.
Ma il cuore è colmo e i sentimenti hanno il sopravvento anche su ragioni e questioni che dovranno necessariamente essere affrontate, non oggi però.
Non oggi che all’obitorio di Santorso il corpo ormai freddo di un ragazzo veniva preparato sotto gli occhi dei suoi genitori, sostenuti dalla presenza di una comunità senegalese che in questi giorni, orgogliosa ma composta, è sempre stata vicina alla famiglia che domani da Malpensa decollerà verso l’Africa.
E mentre i palloncini bianchi e azzurri si librano leggeri in cielo, le lacrime scendono ancora più copiose. E’ il momento del distacco, ma il ricordo caro Alioune, quello vivrà per sempre.
Marco Zorzi