Nel palazzo di giustizia di Vicenza il tempo sembra essersi fermato e l’inchiesta sulla Banca Popolare appare ad un punto morto. Quella su Veneto Banca, coordinata dalla Procura di Roma sembra invece, avere una marcia in più e se si pensa che è stato già eseguito un arresto ed un sequestro patrimoniale nei confronti di Vincenzo Consoli, il vertice di Veneto Banca, proprio come lo era Gianni Zonin per Bpvi, la rabbia monta da parte dei 118mila azionisti che hanno perso oltre sei miliardi di euro. Due pesi e due misure molto diverse da parte della Procura di Roma e quella di Vicenza.

Per questa ragione, Francesco Bonazzi, giornalista del nuovo quotidiano La Verità, è approdato alla Procura berica per capire il perchè direttamente dalla voce del capo  della Procura , Antonino Cappelleri, accusata da più parti, di seguire l’inchiesta in maniera ‘tiepida’. E lui lo ammette sulle pagine del giornale diretto da Maurizio Belpietro. ‘E’ vero che la Procura è stata morbida nei confronti della banca, ma è anche vero che fin quando il titolo della Bpvi è salito, ovvero fino al 2014, ci guadagnavano tutti e andava bene a tutti’.
L’intervista fatta dal giornalista de La Verità a Cappelleri mette in luce anni di dubbia gestione dei carteggi riguardanti la Banca più amata dai veneti prima del crack. Qualcosa su cui i vicentini, spesso abituati ad additare i forestieri di malcostume, dovrebbero riflettere. Un gip che nel 2013 si rifiuta di mettere sotto chiave l’ennesimo fascicolo e che quindi viene massacrata dai media locali che l’accusano addirittura di assenteismo quando lei, probabilmente, aveva solo avuto il coraggio di vedere tra le carte quello che altri suoi colleghi facevano finta che  non esistesse. Per questi fatti, quella che adesso potremmo definire un giudice coraggioso, ma circondato da collusi, è stata linciata mediaticamente e la cosa terribile e che chissà quanto ci vorrà, se arriverà quel tempo, per levarle l’onta di quella che non aveva voglia di lavorare.

Per non parlare di chi avrebbe dovuto indagare, si è tolto la toga per andare a lavorare all’interno dello stesso posto, sul quale avrebbe dovuto investigare. Tutti fatti sui quali CAppelleri racconta di aver fatto rapporto al Csm, che poi ha aperto un’inchiesta. Riconosce però, che i tempi sono troppo maturi e che le persone in questione sono già pensione o trasferite in altre sedi.
Durante l’intervista, il Procuratore Capo di Vicenza giustifica la mancata emissione di provvedimenti cautelari con la presenza del fondo Atlante in Bpvi, che impedisce di inquinare le prove. Ecco perchè non sono stati eseguiti arresti. Alla domanda sulla velocità con cui l’indagato e uccel di bosco Gianni Zonin ha provveduto a trasferire le quote di famiglia ai figli, Cappelleri si dichiara non preoccupato. ‘L’intestazione dei beni ai familiari è una manovra che può essere sconfitta con le revocatorie, strumenti giuridici molto semplici da adottare’.
Cappelleri spiega infine che l’inchiesta è assai complessa per la materia che affronta, le risorse sono quelle che sono e che occorrono dei tempi tecnici, che non si possono scavalvare per compiacere l’opinione pubblica. ‘Se noi qui andassimo con la mano pesante, ci criticherebbero i garantisti. Invece ci attaccano i giustizialisti’.

Natalia Bandiera

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