AltoVicentinOnline

Dueville.Scesero a compromessi con gli spacciatori?Undici carabinieri rischiano la condanna

Il pm Luigi Salvadori ha chiesto condanne che vanno dai dieci mesi a un anno e 10 mesi. E’ prevista per la settimana prossima la sentenza del processo che vede coinvolti undici carabinieri della stazione di Dueville (attualmente in servizio in altre sedi dell’Alto Vicentino) accusati di aver condotto indagini illegali che sono costate loro l’accusa a vario titolo di  sostituzione di persona, falso, peculato, concussione, concorso in spaccio, soppressione di documenti, rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento. Capi d’imputazione gravi, che li hanno fatti finire prima sotto inchiesta, poi davanti ad un giudice che dovrà decidere le loro sorti. Fu la Guardia di Finanza, che aveva le utenze di alcuni spacciatori marocchini a scoprire il rapporto ‘troppo confidenziale’ intrattenuto tra i militari dell’Arma ed i venditori di stupefacenti.

 

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Vicenza, che affidò le indagini ai carabinieri del nucleo investigativo, finì una telefonata tra un carabiniere ed un nordafricano. Da qui, l’avviso di garanzia agli undici carabinieri, che si sono sempre difesi sostenendo che la finalità era quella di sgominare una banda di spacciatori, che vendeva droga nell’hinterland di Dueville. Ma per l’accusa quelle indagini erano illegali.

 A processo ci sono l’ex comandante della stazione, il maresciallo Giuliano Forlano, i marescialli Francesco Franzese  e Paolo Speciale,; l’appuntato scelto Vincenzo Abram, e i carabinieri scelti Angelo Landolfa,  e Antonio Laricchia. E ancora, i carabinieri scelti Fabrizio Belmonte,  Giampiero Di Risio,  Umberto Restivo,  Roberto Tesse, 34, e Giuseppe Minotti, 30. Rischiano la condanna anche i marocchini Wissam Fajr, e Abdelilah Aouinati, 20. Sono accusati a vario titolo di spaccio di hashish e cocaina, furto, rapina e lesioni. I fatti che hanno generato il procedimento davanti al giudice Morsiani risalgono al 2011. Nei confronti di alcuni carabinieri indagati venne adottato  addirittura il divieto di dimora. In sei hanno chiesto il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena.

N.B.