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Denunce contro la Bpvi da tutta Italia. Tre donne da Piacenza vogliono giustizia

Anche da fuori Veneto contro la Banca Popolare di Vicenza e ormai, il numero di chi si è fidato ed ha perso tutto aumenta in maniera esponenziale.  Le denunce fioccano da tutta Italia ormai ed il conto si perde.

E’ di questi ultimi giorni la denuncia di tre donne piacentine, che hanno raccontato ai media nazionali come le loro azioni da sessanta euro sono passate a dieci centesimi. Una donna e le sue due figlie, come riportato da Piacenza Today – avevano infatti investito nella banca veneta quasi 50mila euro. La madre aveva acquistato le azioni alcuni anni fa, per una quota di 35mila euro. Nel 2014, entrambe le figlie, per aprire una nuova società, spiega Filippo Mulazzi sul noto quotidiano online, decisero di chiedere un finanziamento proprio alla Banca Popolare di Vicenza. La banca avrebbe riferito che, per ottenere il finanziamento, era necessario diventare anche socie. Le due donne, non avendo in quel momento liquidità, decisero di chiedere un ulteriore finanziamento – si parla di quasi 7mila euro a testa – per comprare le azioni della Banca Popolare di Vicenza. Solo pochi mesi dopo la Bpvi sale alla ribalta delle cronache nazionali.

La madre e le figlie in questi ultimi mesi hanno provato a contattare la Banca per ricevere tutta la documentazione, ma più nessuno si è fatto sentire. Ora, assistite dall’avvocato Marco Malvicini, faranno causa presso il Tribunale di Piacenza. «Chiederemo sicuramente la restituzione di tutti i soldi persi – spiega il legale –, e probabilmente anche un risarcimento per quanto successo. Innanzitutto vogliamo vedere l’atto di acquisto delle azioni. Contestiamo il fatto che non c’è stata una corretta informazione sull’acquisto delle azioni. Ci sono state anche pressioni: le mie assistite o diventavano socie comprando un pacchetto di azioni, o non avrebbero visto alcun finanziamento per la loro società».

«Le mie assistite – spiega l’avvocato Malvicini – sono rimaste molto sorprese e deluse dalla vicenda. L’impressione è proprio quella di essere state coinvolte in una truffa: non si poteva certo pensare che una banca vendesse azioni dal valore quasi nullo. E poi tutta la vicenda è stata mal gestita. Si sono fidate, non immaginavano proprio che una banca non quotata vendesse delle azioni di poca consistenza. Oltre al danno, anche la beffa. Ogni mese sono costrette a pagare le rate per restituire il finanziamento. Per questo ci rivolgeremo al Tribunale».