Per l’ultimo addio ad Andrea Filippi, morto in uno schianto con la sua Honda nella notte tra sabato e domenica , nella chiesa parrocchiale di Carrè c’era proprio la folla delle grandi e drammatiche occasioni. Centinaia di amici, conoscenti, colleghi e parenti, tutti stipati nella pur grande chiesa di Santa Maria, che è riuscita a contenerne a malapena la metà dei presenti: tanti erano quelli che conoscevano e volevano bene ad un uomo stimato per la sua generosità e per il suo senso civico.
Occhi lucidi e tanta commozione, lenita solo un poco dal sermone di Don Alfredo Neri, che Andrea lo conosceva bene fin da quando era bambino. Un vero e proprio inno alla vita, un momento di incontro anche nella sofferenza. ‘Il mio cuore sanguina di dolore – ha ammesso con trasporto il parroco alla folla – e a memoria mia, sono qua da 31 anni, Carrè una chiesa così gremita non l’ha mai vista. Solo questo ci fa capire quanto Andrea fosse benvoluto, quanto la sua gioia di vivere e la sua grinta abbiano letteralmente invaso la vita di chi lo circondava”.
Chi lo amava, chi lo frequentava solo per un allegro brindisi, tutti avrebbero voluto dire qualcosa alla folla presente per le esequie, il loro affetto e la loro stima, ma più di tutto avrebbero voluto dirlo ad Andrea stesso, uomo molto credente, quasi fosse lì ad ascoltare quello che da vivo nessuno riesce mai a confessare completamente. E adesso che l’amico non c’è più, lo vorrebbero trattenere ancora lì con loro, il più possibile. ‘Ti chiamavo molte volte al giorno – gli ha detto commosso un collega della Cattelan Italia, dove Andrea lavorava come responsabile del magazzino – e adesso ti chiamerò ancora, ma attraverso la preghiera. I tuoi figli devono tornare presto a sorridere pensando a te e attraverso quel sorriso, noi torneremo a rivederti ancora”.
‘Non ti dimenticherò mai – è riuscita a dire la moglie Silene tra le lacrime – ti prometto che mi occuperò dei tuoi bambini nel migliore dei modi possibili perché è quello che meriti’ . Anche i due figli, il più grande di 11 anni, Jacopo, e Nicolò di 7, tra i presenti in doloroso silenzio, hanno dato l’ultimo saluto al papà tanto amato. “Mi ricordo – ha detto Jacopo con la sua limpida e tenera voce – quando giocavi insieme a me e quando ti sei emozionato quando hai letto la poesia che ti avevo scritto per la festa del papà”.
“Proteggici sempre nei momenti difficili – ha invece chiesto Nicolò, come se ancora non si rendesse conto della tragedia, – volevo dirti che sei il miglior papà del mondo”.
Andrea, fino alla fine uomo altruista, ha donato le cornee e il cuore e tutto quello che poteva essere utile a chi sta aspettando un trapianto. Non era certo uno che correva per strada, dicono gli amici, la moto l’aveva acquistata anche come diversivo per distrarsi dalle tristezze familiari. Il suo senso civico, la solarità, la bontà, ma anche le piccole cose, come il costume da Grande Puffo che aveva indossato al Carrèvale o il progetto di un viaggio a Barcellona per i 45 anni con i coscritti del ’71, sono tutti momenti ancora vivi nei ricordi di chi lo amava. In compagnia di questi ricordi tutti hanno accompagnato in silenzio la bara bianca che ha sfilato lentamente verso il cimitero.
Marta Boriero