Un’interminabile spirale di automobili è salita oggi pomeriggio, lungo la strada che porta alla chiesa parrocchiale di Salcedo, dove si sono svolti i funerali del piccolo Simone, morto il giorno di Natale per un arresto cardiocircolatorio.
Silenzio, volti scuri e pieni di dolore a riempire una chiesa gremita dove nessuno poteva trattenere le lacrime davanti a tanto strazio.
Quelle del parroco don Giorgio Sandonà, che conosceva molto bene Simone e la sua famiglia, sono state parole di sostegno e speranza per dei genitori che hanno dimostrato un’enorme forza d’animo, ma anche parole di ricordo. Appena una settimana fa infatti, il parroco si era recato in casa di Simone per la benedizione e racconta che si era divertito a tenerlo sulle ginocchia e a farlo giocare con il suo cappello. ‘Simone – ha sottolineato ancora don Giorgio – era un ciclone di energia e vitalità, un bambino così spensierato, così sereno e pieno di gioia. Era spontaneo e allegro tanto che anche Gesù si sarebbe divertito a giocare con lui. Allora la domanda che don Giorgio e i parenti si sono posti è stata “Perchè? Perchè una creatura così fragile ed innocente è stata portata via tanto prematuramente?”La zia ha cercato una risposta a questo interrogativo nel fatto che Dio al suo fianco vuole persone buone, vuole degli angeli. E Simone era un angelo. Un angioletto che ora ha raggiunto i nonni, che non aveva mai conosciuto.
Simone aveva un grande desiderio, racconta la zia, avrebbe voluto andare con lei in Africa a vedere i tramonti, girare il mondo assieme. E lei glielo aveva promesso di portarlo quando sarebbe stato più grande. ‘Una promessa -ha spiegato sussurrando – che non potrò mantenere’.
Ad accompagnare la bara alla dimora eterna le parole “Ciao, semplicemente ciao” della canzone “Come un pittore” che a quel bambino paffutello e pieno di gioia tanto piaceva.
Alice Berti