“Guardando Vicenza e la sua provincia dall’alto le macchie grigie prevalgono su quelle verdi e crescono a ritmo incalzante, così come le aree industriali dismesse. Occorre invertire la marcia, guardare al futuro, pensare ai nostri figli, pensare al bene della città e ad un’economia sostenibile e coscienziosa, che senza dubbio è diversa da quella finora promossa”.

Con queste parole dure il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, interviene sul delicato tema del consumo di suolo agricolo, ma anche sull’esigenza di ripensare al verde pubblico, specie in città, che non può essere rappresentato da qualche puntino tra centri commerciali, aree industriali, complessi logistici e supermercati.

Vicenza vanta il triste primato di maglia nera per il consumo del suolo. “Un primato, quello che deteniamo, che rattrista e denota la scarsa capacità dei nostri amministratori, ai diversi livelli, di effettuare una programmazione pragmatica del territorio – sottolinea il presidente Cerantola riferendosi al recente Rapporto Ispra sul ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici’ –. A testimoniarlo, purtroppo, sono anche le molte opere di dubbia utilità che, negli anni, sono state realizzate ed altre in programma. La colpa, però, non è solo di chi amministra la città, ma anche degli imprenditori che hanno costruite ed abbandonato capannoni in lungo ed in largo per la provincia, sfruttando opportunità fiscali ben note, così come di coloro che, sempre cavalcando le agevolazioni previste, preferiscono costruire ed occupare nuove aree verdi e rimpiazzarle con il cemento”.

I numeri parlano chiaro. Il Veneto è la seconda regione d’Italia per consumo suolo. Con 217.744 ettari sottratti alla campagna, la regione viene dopo la Lombardia e prima della Campania. Nello spazio di un anno, dal 2019 al 2020, sono spariti 682 ettari di verde.

Tra le prime sei province italiane per consumo di suolo, ben tre sono venete: Vicenza terza (+172,5), Verona quarta (+166) e Padova sesta (+134,5).

Esiste una legge regionale, la n. 14 del 2017, sul contenimento di consumo del suolo, ma occorre applicarla con rigore e senza deroghe. “La norma esiste – continua Cerantola – ma sono altrettanto frequenti le deroghe, che non fanno altro che inficiare l’efficacia della disposizione pensata opportunamente. A nostro avviso, invece, è indispensabile che la legge regionale venga scrupolosamente applicata, senza mezze misure, incentivando l’uso dei capannoni abbandonati e di tutte quelle aree convertire al cemento e, di fatto, rimaste inutilizzate. Non si può concepire questa situazione, che stride con il buon senso, oltre che con la sostenibilità ambientale che da più parti viene invocata, ma che rimane solo una mera enunciazione”.

Coldiretti sta dando il buon esempio con i fatti. “Le nostre imprese sono sempre più attente alla sostenibilità ambientale, a partire dagli allevamenti – conclude Cerantola – in cui non mancano esempi di riuso dell’energia frutto dell’utilizzo delle sostanze di scarto. Senza contare tutte quelle imprese che usano i tetti, con il fotovoltaico, per produrre energia. Dobbiamo cambiare passo tutti, per il bene dei nostri figli e della collettività. E va ripensata anche la città, sempre più povera di aree verdi realmente fruibili dai cittadini e non create come merce di scambio”.

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