Cinque anni fa, in Ca’ Vecia a Carrè , 3 cani azzannarono un uomo alle gambe e alle braccia. Assolto il proprietario che col padre finì a processo: non erano presenti all’aggressione. Per il giudice di pace la responsabilità era della mamma, e moglie, degli imputati che aveva in custodia gli animali ma che, all’epoca dei fatti, non venne denunciata. A sei mesi dal deposito delle motivazioni lo shock ancora forte nella vittima: “una sentenza vergognosa che mi ha fatto gelare il sangue”.
“E’ pacifico che gli imputati sono i proprietari ma non erano presenti al momento in cui si sono svolti i fatti né avevano pertanto alcun potere di controllo sugli animali”, così si legge nel dispositivo che tomba le speranze di giustizia in F. D. 48 anni, vittima dell’aggressione. Per il giudice di pace del Tribunale di Vicenza, la responsabilità può essere attribuita all’unica persona che in quei tremendi attimi stava con i cani. Ma il suo nome non verrà messo nella denuncia assieme a quello del figlio e del marito. “E’ assurdo. Dopo l’aggressione sono andato dai carabinieri e ho fatto denuncia, dicendo il nome del figlio e del padre. Ma in quella casa ci vivono tutti e tre assieme”.
Il 48enne torna a quel pomeriggio d’estate di 5 anni fa. In visita alla casa dei genitori in Ca’ Vecia a Carre’. Taglia l’erba del vignale: “i miei genitori sono anziani e con mio fratello ci alterniamo per sollevarli da quei lavori che sarebbero troppo faticosi per loro-ricorda il 48enne-ad un certo punto dal campo confinante arrivano i 4 cani dei vicini: tre di loro mi attaccano. Per difendermi cerco di salire sul sedile del trattorino, ma i loro denti affondano sui miei polpacci. Non mi lasciano. Urlo dal dolore e grido in cerca di aiuto”. Cerca di salvarsi. Questo il suo unico pensiero, senza mai scendere dal piccolo mezzo agricolo, “sarei stato in totale balia di loro se smontavo”. Si difende come può, tra calci e pugni, “ma i cani non mi hanno mollato finché non sono arrivato a casa”. Poi la corsa all’ospedale, la denuncia ai carabinieri e il giallo dei cani che non si trovano più: “mentre mi medicavano e mi mettevano i punti al pronto soccorso, mia mamma è andata dalla vicina e i cani che mi avevano azzannato non c’erano più”. Spariti quindi, stando al racconto di quei tragici attimi del 48enne e di una testimone, quei cani che la donna chiamava per nome mentre all’uomo diceva di ‘stare calmo’. “Come si fa a stare calmi mentre tre cani ti mordono in continuazione? Senza mai smettere?” .
Sarà attorno alla figura della vicina, mamma e moglie dei due imputati, che le motivazioni della sentenza si imperniano. Per il giudice, si legge nel dispositivo, è la donna “che sorvegliava i cani e nell’occasione incombeva proprio a lei l’onere di adottare misure per evitare che i cani cagionassero danni a terzi”. E per questo assolve gli imputati. Motivazioni che al 48enne arrivano come un pugno nello stomaco: “se penso che solo fino a qualche ora prima che quei cani mi azzannassero, ero lì fuori a giocare con mia figlia che all’epoca aveva tre anni. E se avessero preso di mira lei? Sarebbero bastati un numero minore dei morsi che ho preso io per avere una tragedia- continua- Per questo ho portato la vicenda in un’aula di tribunale, non per soldi. Ma perché questi signori siano più responsabili nella condotta dei loro cani, visto che non era la prima volta che se ne andavano in giro aggredendo le persone. Solo qualche mese prima attaccarono mia mamma: a salvarla fu un ragazzo che stava lavorando nel vigneto. Allora non venne fatta denuncia per mantenere i rapporti di buon vicinato. Una nostra delicatezza che non è stata ripagata. Anzi”.
Paola Viero
