Giovedì 6 agosto, poco dopo mezzogiorno, don Arcangelo Rizzato si è spento, all’ospedale Cazzavillan di Arzignano, dove era stato trasferito da Vicenza dopo un intervento a cui era stato sottoposto ad inizio luglio. Il suo cuore ha cessato di battere nel reparto di Rianimazione e Terapia Intensiva nel giorno della festa della Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor.
E così come Gesù non aveva improvvisato il momento della sua Trasfigurazione, così è stata la vita di don Arcangelo, pianificata nei minimi dettagli, mai improvvisata. Nato nel 1947 (il prossimo 10 ottobre avrebbe festeggiato 73 anni) a Farneda di Fara Vicentino, sulla strada per Salcedo, era stato ordinato sacerdote diocesano nel 1971. Dopo le prime esperienze come vicario parrocchiale è stato a lungo in Ecuador come missionario fidei donum e, poi, nella comunità parrocchiale di Faedo di Cinto, sui Colli Euganei, come parroco. Era giunto a Calvene nell’ottobre 1996 e vi era rimasto fino al 2004 prima di passare come collaboratore e penitenziere a Montegrotto Terme. “Se don Luciano (il suo predecessore) era una Ferrari, consideratemi una Fiat 500”: aveva esordito così nella sua omelia il giorno dell’ingresso a Calvene, facendosi apprezzare subito da tutta la gente per la sua profonda umiltà, radicata alla luce del Vangelo.
Da alcuni anni era ospite del Cenacolo Nostra Signora di Fatima di Montegalda, accudito con amore dalle Ancelle del Signore.
Gli otto anni calvenesi hanno lasciato nella comunità un ricordo indelebile di bontà e semplicità, di profondo rispetto per tutti: ieri pomeriggio, al suono triste delle campane che annunciava la sua partenza per il Cielo, il volto di tantissimi era rigato dalle lacrime. “E’ stato il mio parroco che mi ha accompagnato all’altare quando sono diventato sacerdote nel 2004 – ha affermato con gratitudine commossa don Marco Pozza, oggi cappellano del carcere di Padova – Il suo ministero è stato un tesoro in vaso di creta, per usare un’espressione di san Paolo, tribolato dalle vicissitudini della vita, ma mai schiacciato”. A don Pozza gli fa eco fratel Marino Galantino, anche lui originario di Calvene, dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Paderno del Grappa: “Lo ricordo con grande ammirazione soprattutto per come celebrava la Santa Messa: sembrava dolcemente obbligato ad immergersi nel Mistero”. Emozionata anche la voce dell’allora sindaco di Calvene, Antonio Dalla Stella, che da sedici anni, da quando don Arcangelo è andato via da Calvene, ha mantenuto un rapporto costante e fedele nel tempo con lui: “Ho coltivato con don Arcangelo una profonda amicizia: aveva una risposta semplice e profonda per ogni argomento”.
A Calvene, quattro anni fa, aveva presentato emozionato la sua ultima sfida letteraria, “Da vinti a vincitori”: per mettere la sua storia nero su bianco, don Rizzato si era rivolto a Marta Marchese, poetessa originaria di Bressanone conosciuta nella città termale di Montegrotto: «Fui colta alla sprovvista – confessa Marchese alla Difesa del Popolo, che ha pubblicato nove libri di poesie, destinando il ricavato a progetti di solidarietà – Credevo si riferisse a un volume di poesie, non a una testimonianza sulla sua malattia. Ma don Arcangelo non era nuovo a queste sorprese. Un giorno andai a trovarlo al cenacolo Nostra Signora di Fatima a Montegalda, dove risiedeva, e mi chiese se volessi vedere l’Eden. Mi accompagnò nell’orto che si era costruito in giardino. Lui che non riusciva né a vestirsi né a scrivere, aveva comunque la tenacia per produrre verdura per tutti gli ospiti della casa, una generosità emblematica dell’atteggiamento con cui affronta la vita».
Come da sua volontà, il funerale di don Arcangelo Rizzato, presieduto dal vescovo di Padova Mons. Claudio Cipolla, sarà celebrato lunedì 10 agosto alle 10 nella chiesa Arcipretale di Montegalda, ultima tappa del suo sacerdozio umile. Don Arcangelo se ne è andato nei giorni di ferie di ferragosto, in tempo di misure restrittive per il Covid, in punta di piedi, per non disturbare nessuno. Così come è vissuto.
Sandro Pozza