E’ stato trovato in mezzo alla vegetazione di Caltrano, freddato con un colpo alla testa da chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui.
Enpa scende sul piede di guerra contro un cacciatore, dopo averlo individuato come colpevole della terribile morte di Athos, un cane da caccia di razza Bracco Italiano.
La carcassa del giovane cane era stata rinvenuta da una fotografa naturalista lungo una scarpata che scende verso l’Astico. Athos era stato gettato lì, come un fazzoletto usato, sepolto sotto qualche sasso, giiusto perché non rotolasse a valle e qualcuno rischiasse di vederlo.
“Siamo sicuri di individuarlo questa volta – ha commentato Federica De Pretto, presidente Enpa Thiene-Schio – Andremo fino in fondo. Sappiamo bene che fine fanno alcuni cani da caccia quando non fanno il loro ‘dovere’, quando sono vecchi oppure quando non hanno quell’istinto che serve ai cacciatori. Spariscono nel nulla. Questa volta però il piano non ha funzionato e il destino ha voluto che una persona, una fotografa naturalista, si sia avventurata in un luogo impervio, in un luogo in cui è davvero difficile arrivare e così lo ha visto. Ha visto zampe sbucare da sotto un ammasso di sassi e ha avvisato Enpa Thiene Schio. E così i volontari si sono avventurati in quel luogo impervio alla ricerca del cane. La ricerca è durata ore sotto la pioggia di quella domenica pomeriggio, ma alla fine lo hanno trovato. Athos, uno splendido esemplare di Bracco italiano. Hanno spostato quelle pietre enormi che lo nascondevano e capito che Athos era stato barbaramente ucciso, a sangue freddo, con un colpo di arma da fuoco in testa. Chiaramente visibile il foro del proiettile, chiaramente visibile il rigolo di sangue. Nessuno può aver trasportato un cadavere lì, troppo impervia la scarpata, troppo pesante la carcassa di un esemplare del genere. Immaginiamo la scena: il proprietario che porta il cane in passeggiata, lui felice, una uscita imprevista. Immaginiamo il cane fiducioso, fedele, come solo i cani sanno essere, i cani da caccia in particolare. E poi, a tradimento, a sangue freddo, il colpo di fucile alla testa”.
Le indagini sono state affidate alle giardie zoofile di Enpa. In attesa dell’esito, Enpa sottolinea la pericolosità di una persona capace di un gesto simile. “Lo riteniamo socialmente pericoloso – continua Federica De Pretto – Ci chiediamo come sia possibile convivere con un vicino simile. Uno che magari si nasconde dietro la maschera di uno di quei cacciatori difensori della natura, e poi la difende così. Chi ammazza un essere indifeso in questo modo non dovrebbe avere armi in casa. Ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso. Che questa persona paghi duramente per quello che ha fatto. Noi vogliamo giustizia per Athos e per tutti i cani da caccia trucidati”.
A.B.