Un incontro intenso, che rimarrà impresso per sempre nella vita degli studenti. Una esperienza forte, a tratti dura, ma che ha significato conoscere una realtà che non possiamo fare finta che non esista. Si è tenuta nella palestra del polo Pertile tra un detenuto del carcere di Vicenza e gli alunni delle quinte classi dell’Istituto di Istruzione Superiore di Asiago. Questo confronto è stato preceduto da un periodo nel quale i ragazzi, guidati dai docenti di Religione Cattolica, i professori Silvana Forte e Paolo Fabris , hanno potuto approfondire in classe il tema del carcere e riflettere su tutto ciò che ruota attorno a questa complessa realtà. In particolare sono stati analizzati gli aspetti storici, giuridici, psicologici, sociologici e antropologici riguardanti il mondo del carcere. E poi c’è stata la testimonianza diretta di una persona, il detenuto, che il carcere lo sta vivendo in prima persona: un ragazzo non troppo più grande dei nostri ragazzi, rinchiuso nel carcere di Vicenza, che ha deciso di portare la sua testimonianza nelle scuole per raccontare, per far capire e per dare il suo contributo affinchè altri non facciano i suoi errori e non ripercorrano la strada che lo ha portato in prigione. Il giovane è stato accompagnato da un volontario che fa servizio in carcere e da un ufficiale della Polizia penitenziaria che ha introdotto l’incontro presentando la realtà del penitenziario del capoluogo berico. Grande attenzione è stata rivolta poi al racconto effettuato dal detenuto che ha brevemente esposto ai ragazzi la propria storia personale e la sua esperienza a contatto con il carcere.
Davanti a una platea quanto mai attenta e coinvolta, ha raccontato la sua vita, tra scelte sbagliate e cattive compagnie, un ragazzo che a un certo punto ha affermato rivolgendosi a quelli che sono quasi suoi coetanei: “Non avevo testa, non capivo quanto stavo sbagliando … per cui state attenti perché quando ci si rende conto dei propri errori potrebbe essere troppo tardi. Per me è stato così, mi sono rovinato la vita, ho perso gran parte della mia giovinezza e ho sconvolto quella della mia famiglia: ma in prigione sono cambiato, è un’esperienza che mi è servita tantissimo e voglio rifarmi una vita nel rispetto delle regole e della legge”. Al termine dell’incontro numerose sono state le domande rivolte dai ragazzi stessi al detenuto.