Arrivati per ultimi volevano essere serviti per primi. Non vogliono aspettare per bere le birre e, quando si sentono dire che devono indossare la mascherina, parte la rissa. Sono volati pugni e ceffoni al ‘Mark-One Bistrot’ di Breganze, locale attiguo agli impianti sportivi. A menare le mani, a quanto pare, tre gruppi di famiglie sinti contro i gestori del locale. Ad avere la peggio una cliente che sarebbe intervenuta per cercare di calmare gli animi.
Una aggressione avvenuta una settimana fa nel locale in via Ferrarin a Breganze, poco dopo le 20 di giovedì 9 luglio. Una serata tranquilla fino all’arrivo delle tre famiglie nomadi che, una volta sedute nei tavoli esterni, pretendevano di essere serviti subito e senza aspettare troppo tempo.
“Erano in una quindicina- spiega ancora il gestore di Mark-One Bistrot- Erano venuti qua per festeggiare il compleanno di un loro bambino. Assieme ai sinti di Breganze, altri due gruppi che arrivavano da Schio e da Sandrigo. Quando mia moglie ha detto loro che dovevano aspettare il loro turno hanno cominciato a battere i pugni sui tavoli- spiega Marco, che da circa un anno ha aperto il bar annesso agli impianti sportivi comunali di Breganze- La scintilla è scoppiata quando poi ha fatto loro presente che dovevano indossare la mascherina, come le prescrizioni anti Covid richiedono”.
Ne sarebbe scoppiata una maxi rissa. Dentro e fuori il locale. “Io mi trovavo in cucina a preparare delle bruschette quando ho visto mia moglie finire sul pavimento dietro il bancone- continua Marco-Cercava di bloccare il gruppo di uomini che stavano distruggendo la vetrinetta del frigo. Ad un certo punto uno di loro le ha dato un pugno sul petto che l’ha fatta finire a terra”.
Ad avere la peggio, secondo il racconto del gestore, una cliente che all’esterno chiedeva alle donne nomadi di smetterla. Una richiesta la sua finita tra urla, spintoni e ceffoni. Sul suo volto, e su un braccio, i lividi che testimonierebbero l’aggressione subita. Sul posto è intervenuta una pattuglia dei carabinieri della Tenenza di Dueville. Al loro arrivo i segni della rissa, tra tavoli rovesciati e bicchieri rotti.
“Due giorni dopo ho chiamato ancora i carabinieri-conclude Marco- Quando mi sono visto arrivare dieci camper di famiglie nomadi. Ho chiesto ai militari che controllassero per evitare che potesse accadere ancora qualcosa di brutto”.
Paola Viero