Non ci sta Manuel Fontana. Non ci sta che chi ha investito Cristian sia libero, sorseggi il caffè e viva la vita come suo fratello non può più fare. La ferita per la morte del proprio caro, un uomo di appena 39 anni, innamorato di sua moglie come quando la conobbe in Perù, e di spiccate doti umane, è viva. Brucia, specialmente la notte quando rimane solo con i suoi pensieri. Ma a battere forte nel suo cuore c’è anche la rabbia per la scarcerazione dell’autotrasportatore, che sabato mattina, era a bordo del camion che ha investito la moto di Cristian, che in sella alla propria Honda viaggiava in via Gombe a Thiene. Lo ha urtato e poi è fuggito via. La moto di Cristian ha continuato la sua corsa culminata contro un platano mentre il giovane geometra rimaneva agonizzante sul selciato, per spirare poi, all’ospedale di Santorso dove è arrivato in condizioni disperate.
‘Voglio giustizia – è lo sfogo del fratello Manuel, 37 anni, originario anche lui di Isola Vicentina, ma residente a Vicenza – . Con quale coscienza un magistrato lascia in libertà un uomo che ha provocato la morte di un ragazzo, che aveva ancora una vita davanti a se. Almeno lo avesse lasciato ai domiciliari, invece, ora lui è libero di circolare e di mettere a repentaglio altre vite. Mio fratello non c’è più, ma non mi arrenderò fino a quando la legge non prenderà provvedimenti nei confronti di una persona, che non si è fermata nemmeno a prestare soccorso, che alle 7,30 del mattino, aveva già in corpo dell’alcol. Aveva persino la patente scaduta da dicembre e non poteva circolare. Che giustizia è questa’.
Manuel è un ragazzo educatissimo. Il suo sfogo è lucido come quello di un uomo, che non vuole lasciarsi sopraffare dal dolore, ma che vuole che suo fratello Cristian abbia giustizia.
‘Ieri è arrivata a Isola mia cognata . Solo in serata ha realizzato che Cristian non c’era più. E’ sotto choc. – conclude Manuel – Ricordo ancora il giorno del loro matrimonio, come brillavano gli occhi di mio fratello mentre diceva ‘si’ alla donna che amava come si ama solo una volta nella vita. L’aveva conosciuta in Perù e la sua vita era cambiata. Viveva per lavorare e per lei. Non lascerò che la tragedia che ha travolto la nostra famiglia ne tocchi altre, dovessi investirci tutta la mia vita, io non mollerò mai. Le vittime della strada devono avere giustizia perchè quando si perde un fratello, un figlio, un marito, il dolore non passa mai. Non avere giustizia significa soffrire due volte’.
Natalia Bandiera (ha collaborato Vanessa Sartori)