Un tempo simbolo di scoperta e avventura educativa, le gite scolastiche si trasformano ora in un capitolo difficile da scrivere per il sistema educativo italiano. L’entusiasmo che un tempo animava corridoi e aule alla notizia di una prossima escursione sta scemando, lasciando spazio a preoccupazioni economiche e logistico-giuridiche. Le famiglie si trovano a fare i conti con preventivi da capogiro: un viaggio di istruzione di pochi giorni può arrivare a costare cifre paragonabili a una vacanza estera. I genitori guardano con amarezza alla voce ‘gite scolastiche’ nei bilanci familiari, con cifre che si attestano oltre la soglia del ragionevole per destinazioni nazionali. Non meno gravi sono le implicazioni per i docenti, la cui esitazione davanti all’impegno di accompagnamento non è dettata solo dalla mancanza di incentivi economici ma anche dal peso della responsabilità legale che ogni viaggio comporta. Questo aspetto, spesso sottovalutato nel dibattito pubblico, è un nodo cruciale che alimenta il dissenso e la riluttanza. Inoltre, il binomio gite-disciplina introduce un’altra variabile complessa: studenti con bassi voti in condotta trovano nelle gite non più un’opportunità ma una sanzione esclusiva, un messaggio che rischia di scollegare il concetto di educazione dall’esperienza diretta. Tra bilanci familiari, responsabilità didattiche e normative comportamentali, il panorama delle gite scolastiche si tinge di grigiore. La sfida ora è riportare al centro il valore educativo e sociale di queste esperienze, senza che diventino un lusso o un rischio troppo grande da correre. La domanda sospesa è: riuscirà il sistema scolastico a riscrivere il capitolo delle gite in modo da riaccendere la scintilla dell’esplorazione e del sapere condiviso? O assisteremo al tramonto di un’era in cui “c’era una volta la gita”?
V.R. Fonte Orizzonte Scuola