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Verona. Cibo buttato e pasticceria chiusa per “Ingiustificata psicosi”

Fa venire una stretta al cuore quel cartello appeso alla pasticceria Camesco in centro a Verona e ancora più dure sono le parole scritte nero su bianco via social dal proprietario. Parole che denunciano disperazione per i chili di prodotti freschi buttati nella spazzatura, ma sono anche un’accusa a chi si barrica in casa per paura del Coronavirus, per poi lanciarsi al supermercato, in mezzo alla bolgia, per fare incetta di prodotti alimentari come si fosse in tempo di guerra.

“Chiuso per ingiustificata psicosi” è scritto sulla porta e fa venire voglia di riflettere.

Nei social la spiegazione: “Abbiamo deciso a malincuore di chiudere qualche giorno per non avere un ulteriore perdita, oltre che di incasso anche di prodotti. Perché le tasse, l’affitto, i fornitori e i costi fissi sono alti e se ci troviamo in una situazione simile per più di un mese rischiamo di crollare. In questi due giorni abbiamo avuto una perdita del fatturato superiore al 50%. Abbiamo buttato al vento chili di prodotti freschi preparati alla mattina, per due giorni. Per questo abbiamo deciso a malincuore di chiudere qualche giorno”.

In un’Italia dipinta come un lazzaretto, in ginocchio davanti ad una vera e propria “epidemia” che ha spinto i cittadini a svaligiare i supermercati, fare incetta di prodotti igienizzanti e mascherine, in pochi hanno capito che più che per la salute collettiva, questo virus si sta rivelando essere un’enorme minaccia per l’economia e le aziende italiane.

Un invito poi a fermarsi a riflettere sull’utilità del ‘terrorismo psicologico’ ormai dilagato e se questo abbia effettivamente una giustificazione: “Vi ricordo che, se questo terrorismo psicologico andrà avanti per settimane, come già detto da molti giornalisti che si occupano di economia, le piccole e medie imprese chiuderanno – è il messaggio della pasticceria – E io non ho voglia di lasciare senza lavoro tutti i miei dipendenti per colpa di questa follia. Vi prego quindi di iniziare ad usare un po’ di buon senso e di non chiudervi in casa come se ci fosse un attacco atomico in corso, per poi trovarvi in 2.000 nello stesso capannone a fare la spesa per un intero reggimento in guerra – E conclude – Noi intanto continuiamo a lavorare in laboratorio nella speranza che tutto torni velocemente alla normalità”.

di Redazione Altovicentinonline