La variante Delta rischia di diventare un incubo. E adesso anche il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli lancia l’allarme: «La variante Delta solleva preoccupazione per la maggior contagiosità», ha detto su Sky tg 24.
“E’ così importante proseguire con la campagna vaccinale – ha aggiunto – una dose sola non copre adeguatamente, va completato il ciclo vaccinale per la protezione da patologia grave e ancor di più per il rischio letale».
La circolare raccomanda di “continuare a monitorare con grande attenzione la circolazione delle varianti del virus SARS-CoV-2, applicare tempestivamente e scrupolosamente sia le misure di contenimento della trasmissione previste, che le misure di isolamento e quarantena in caso di VOC Delta sospetta o confermata”.
Il documento spiega inoltre: “Vi sono evidenze che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale, sono meno protetti contro l’infezione con la variante Delta rispetto all’infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato. Il completamento del ciclo vaccinale fornisce invece una protezione contro la variante Delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante Alpha”.
I dati sulla diffusione saranno disponibili lunedì prossimo: c’è il dato della Lombardia che parla di una diffusione della variante Delta che è al 4% e “dunque quella stima del 26% è ragionevolmente in eccesso per l’Italia, anche se non va sottovalutata la diffusione», ha aggiunto Locatelli
“Dobbiamo lavorare nella maniera più intensiva sul tracciamento e sul sequenziamento, perché solo in questo modo riusciamo ad intercettare segnali di diffusione della variante indiana” ha spiegato sottolineando che l’Italia sta sequenziando “nella media europea”. Ma, ha aggiunto, se si aumenta il sequenziamento, “ci sono poi delle decisioni che devono seguire per cercare di contenere il tutto, altrimenti diventa un esercizio inutile”.
Quindi vanno fatte delle zone rosse? “Se necessario – ha risposto – vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana”.