Nessuna discriminazione, solidarietà e condivisione. Dietro il tradizionale ‘buongiorno’ che ogni escursionista dispensa in montagna a chiunque capiti lungo il suo cammino, si nascondono buone intenzioni, ma soprattutto umanità.
E’ un’abitudine che risale alle vecchie generazioni, che rimane solida oggi e ogni montanaro la trasmette con piacere. I non-montanari che circolano tra le vette lo chiedono ripetutamente: “Perché in montagna vi salutate sempre?” e la risposta è sempre e solo una “si fa così”.
In effetti, si fa e basta, senza dietrologie, anche se si arranca verso la cima e la stanchezza toglie l’aria dai polmoni.
In montagna ci si saluta e questo semplice gesto nasconde bellissimi significati. Prima di tutto, è un ritorno all’umanità, un ‘risveglio’ verso il prossimo in un ambiente sano e pacifico. E’ un modo per condividere qualcosa di bello e puro, si partecipa insieme ad una serie di emozioni che spalancano il cuore e fanno apprezzare la natura.
E’ anche un modo per combattere i pregiudizi. In montagna si è tutti uguali e il ‘buongiorno’ è un antidoto contro i pregiudizi. Le uniche differenze tra i montanari possono essere la preparazione tecnica e le conoscenze dei percorsi, ma di certo non esistono discriminazioni sociali o si nota il colore della pelle e quando qualcuno è in difficoltà, la solidarietà scatta automaticamente e nessun montanaro lascerebbe mai un ‘collega’ solo davanti ad un rischio.
Guardandosi in faccia in montagna, che sia nella difficoltà della salita o nella pericolosità della discesa, i montanari riconoscono nel prossimo la propria sofferenza, la paura, il freddo, il caldo, o la scarsità d’acqua.
Ci si guarda in faccia sapendo che potresti avere bisogno di quella persona se ti troverai in difficoltà, o pensi che lei potrebbe aver bisogno di te ed il saluto reciproco, di conseguenza, diventa quasi un simbolo sacro di rispetto per la vita.
A.B.