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Thiene. Spopola su facebook ‘Sei di Thiene se…’. 1.400 iscritti e tanta nostalgia

Nostalgia, nostalgia canaglia. Sta spopolando su Facebook il gruppo ‘Sei di Thiene se…’, che appena nato è arrivato già a quasi millequattrocento iscritti e ha dato l’input alla nascita di altri gruppi uguali per Schio, Carrè e Zugliano. Un campanilismo storico quello di Thiene, testimoniato da post che arrivano a tutte le ore della notte e da tutte le latitudini.

Ma se è vero che i social network creano solitudine, ‘Sei di Thiene se…’ sembra fare il contrario. C’è il post che organizza una super ritrovo sotto il campanile, chi inneggia a una ‘magnada di gruppo’, chi dopo aver letto alcuni ricordi si è vestito ed è andato in centro a cercare altri thienesi e chi nell’anno dei mondiali pensa con nostalgia al derby Robur-Fulgor. Un trionfo di ricordi per chi ha superato la barriera degli ‘anta’, ma anche una bacheca in cui i giovani si possono inorgoglire di essere parte di una cittadina che ogni anno ‘si ritrova alla festa del Buon Rientro per vedere gente che non si vedeva dall’ultima festa del Buon Rientro’.

‘Sei di Thiene se hai rivendicato la supremazia nei confronti di Schio almeno una volta’ – sottolinea qualcuno – ‘Se per te il Summano è un vulcano’, ‘se alle elementari facevi psicomotricità con la Misa nella palestra più bassa che la storia ricordi’, ‘se la puzza sotto il naso non viene dalla Roggia’, ‘se ti ricordi del baracchino dei giornali di Vittorio Miotto’. Se tutte queste cose non facessero parte del bagaglio culturale, è sicuramente il caso di rivolgersi a genitori o nonni per chiedere delucidazioni, altrimenti non si può vantare un vero titolo di appartenenza alla città. E se per qualcuno non basta essere nati al Boldrini per essere thienesi doc, per qualcun altro è sufficiente essercisi trasferito di recente. C’è poi chi vive a Makkasan in Thailandia, chi a San Antonio o Annapolis, negli Stati Uniti e chi a Melbourne o Ultimo in Australia, ma si sente parte delle comunità dei Colleoni anche a migliaia di chilometri dal castello.  C’è chi sostiene che i thienesi mangiano la ‘elle’, chi ha lasciato Vasco Rossi a cantare in centro da solo perché era drogato e dava il cattivo esempio, chi ha fatto gare di testacoda al Bosco subito dopo aver preso la patente. E poi, a dare vigore ai ricordi, ci sono le giostre al Bosco, la sede di Radio Fantasy in centro, il pappagallo della signora Zaira tenuto nel freezer per giorni prima di essere seppellito, la gara di vestiti in maschera nel rimpianto cinema Luna, gli gnocchi della Vera Signorini e la bomba degli anni ’70. Nei tempi in cui il quartiere Conca si chiamava Bronx e la Cà Pajella era Babilonia, regnava incontrastata la Dc ed è opinione comune che a Thiene si vivesse bene. All’ospedale locale nascevano tanti bambini e alle elementari le sezioni non si fermavano alla ‘C’ ma coprivano metà dell’alfabeto. Nonostante questo i professori erano sempre gli  stessi: la Fontana, i Giovanardi, Kabubi, la Ricatti, la Farina Bianca in Sacchetto e la Fontana Franca in Fuga. E poi Usilla, Ottaviano Carli, Beppino Cavarretta, la Maria Munari e la maestra Dolcetti. E a tale proposito c’è chi rimpiange la scuola di allora. “La maestra delle elementari allora spiegava la storia della città – spiega nel suo post Riccardo Bonotto – ci hanno insegnato l’origine della benedetta ‘h’ che ci fa diventare matti ogni volta che dobbiamo fare lo spelling ma che comunque ci distingue. Nonostante quello che pensano gli ‘amici’ di Schio (scritto in tono ironico ancora a ricordare l’antica rivalità), mi risulta che Thiene, ai primordi, fosse un accampamento romano, il cui comandante era tale Tillius e le cui campagne erano dette Tillianae. In epoca Comunale il nome era Tienne, poi nei secoli una ‘n’ venne persa. Da quando venne a far parte della diocesi di Padova, essendo i padovani gran dottori, c’era il rischio concreto che la ‘t’ fosse letta alla latina: ‘zi’. Per cui si rese necessario aggiungere una ‘h’ per non storpiare il nome. Fonti di scuola – ha sottolineato Bonotto ricordando che oggi l’insegnamento della storia locale viene ignorato e ha concluso con un rammaricato – altri tempi”.

 

In quegli anni si andava a scuola guida da Filippi o da Tosello, i tramezzini più buoni li facevano da Buzzolan e i bambini portavano i genitori alla Standa per salire e scendere le scale mobili. ‘Sei di Thiene se ti sei accorto che non è più la Thiene di una volta’ sottolinea Silvio Trevisan e lascia intendere che il tempo abbia steso un velo sui bei momenti trascorsi con leggerezza e serenità da intere generazioni che non avevano computer né  telefonini, che si davano appuntamento in quartiere per giocare in mezzo alla strada e facevano la fila al cinema aspettando la fine della proiezione per andare a bere la cioccolata insieme. Il nuovo gruppo di thienesi non è solo per over 30, infatti anche i ragazzi di oggi hanno i loro punti di riferimento e non lesinano commenti sulla bacheca del gruppo. Ma a prevalere sono i commenti di chi è andato alle elementari negli anni ’70. “Se la Nina non era una delle caravelle’, ‘se l’albero di Natale del municipio era il più bello del mondo’, ‘se ricordi l’automobile incastrata sotto il campanile’, allora sei un thienese doc. Ricordi divertenti, momenti di gioia mai dimenticati, amicizie indissolubili con luoghi e muretti che erano dei punti di riferimento per darsi il primo bacio o scambiarsi le figurine. E’ grande la nostalgia che emerge dal social-group ‘sei di Thiene se…’, ma è anche un modo per ricollocare la propria esistenza in un posto ben definito, nel cuore di una società di cui evidentemente ancora si sente la necessità e per il bene della quale ognuno è disposto a fare un passo indietro nel tempo rimpiangendo quando si aveva meno ma si stava meglio. Non a caso il ricordo di Matteo Miotto unisce con commozione e orgoglio anche chi non l’ha  conosciuto di  persona, ma anche la ‘matta del Ponte di Ferro’ e il Conte Marsetti hanno  provocato un sorriso e una lacrima nel volto di molti lasciando un profondo solco di affetto nel cuore. 

di Anna Bianchini