Era ora. La legge per il contrasto alle forme di cyberbullismo è stata definitivamente approvata dalla Camera con 432 voti a favore e nessun contrario. Il testo che ha avuto un percorso lungo e accidentato (è passato per tre volte dalle commissioni e le aule di palazzo Madama e di Montecitorio), ha avuto il definitivo ok alla quarta lettura.
Non è la «legge migliore possibile» quella definitivamente approvata oggi dalla Camera contro il cyber bullismo ma un punto di partenza, come hanno ripetuto diversi deputati dei vari gruppi parlamentari intervenuti in aula, per dare una risposta efficace non solo di repressione, ma anche di educazione e formazione dei giovani a un fenomeno in preoccupante crescita. Il testo è rimbalzato tre volte tra le commissioni e le aule di palazzo Madama e di Montecitorio ed era arrivato di nuovo a Montecitorio per la quarta lettura (quella definitiva) lo scorso 31 gennaio.
Limitare gli effetti del provvedimento ai minori o estenderlo ai maggiorenni, è stato questo per due anni il vero nodo della legge. Il testo originario (elaborato dalla senatrice del Pd, Elena Ferrari) era circoscritto ai minorenni ma la Camera in seconda lettura lo ha modificato, allargandolo agli over 18. La legge varata dalla Camera circoscrive il raggio d’azione ai minorenni e conferma l’ultima impostazione adottata al Senato, che privilegia la prevenzione e gli interventi di carattere educativo, rispetto al testo Camera che alle misure educative affiancava anche strumenti di natura penale. Il testo agisce solo sul fenomeno cyberbullismo, avendo soppresso ogni riferimento al bullismo che pure era presente nelle versione elaborata in seconda lettura dalla Camera.
Identikit del cyberbullo. Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo. Il minore che abbia compiuto 14 anni e sia vittima di bullismo informatico (nonché ciascun genitore o chi esercita la responsabilità sul minore) può rivolgere istanza al gestore del sito Internet o del social media per ottenere l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore diffuso su Internet che deve essere eseguita entro 48 ore dall’istanza. Viene istituito un tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e prevede l’adozione, da parte del ministero dell’Istruzione – di concerto con il ministero della Giustizia – di apposite linee di orientamento prevenzione e il contrasto del fenomeno nelle scuole. In particolare, le linee di orientamento dovranno prevedere una specifica formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti.
In ogni istituto scolastico dovrà essere designato un docente con funzioni di referente per le iniziative contro il cyberbullismo, che collaborerà con le Forze di polizia, le associazioni e con i centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio in caso di necessità. Le scuole sono chiamate a elaborare interventi di prevenzione e informazione, con la promozione dell’uso consapevole di internet. In caso di episodi di bullismo via web, il questore può ammonire l’autore con un provvedimento analogo a quello adottato per lo stalking: fino a quando non sia stata presentata querela o denuncia per i reati di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali commessi, mediante Internet, da minorenni sopra i 14 anni nei confronti di altro minorenne, il questore potrà convocare il minore responsabile (insieme a almeno un genitore o a altra persona esercente la responsabilità genitoriale), ammonendolo oralmente ed invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge.
«Questa legge è un primo passo necessario. La dedichiamo a Carolina Picchio ed a tutte le altre vittime del cyberbullismo»: lo ha detto nell’Aula della Camera la presidente Laura Boldrini salutando Paolo Picchio, il padre della prima vittima del cyberbullismo, prima di indire la votazione finale sul provvedimento. Picchio seguiva i lavori dell’Assemblea di Montecitorio dalle tribune del pubblico; al suo fianco, la senatrice Elena Ferrara del Pd, «madre» della proposta di legge a Palazzo Madama e già insegnante di Carolina. Le parole della presidente Boldrini sono state sottolineate da un applauso dell’Assemblea. Oggi Boldrini riceverà Picchio nel suo studio.
«Sono molto contenta, è un passo avanti importante nel nostro Paese». Questo il commento a caldo del ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull’approvazione definitiva della legge. «Il cyberbullismo – ha detto Lorenzin, oggi a Milano a margine di un convegno a porte chiuse sulle falsificazioni in sanità – è una pratica che va condannata: bisogna agire anche coinvolgendo i ragazzi, spiegando loro che cosa accade, e che dietro gli schermi di un computer o di uno smartphone ci sono comunque degli esseri umani. È come se ci fosse un filtro che sembra manipolare la forma della relazione. Quindi c’è un lavoro da fare, sia dal punto di vista della Polizia Postale, sia nelle scuole e sia nel rapporto relazionale con i ragazzi». Quella approvata oggi, ha concluso il ministro, «credo sia una buona legge, e sono sicura che verrà attuata con progetti vivi all’interno delle scuole e dagli operatori che lavorano fra i ragazzi».
«Finalmente il provvedimento sul cyberbullismo è legge: sono stati necessari quattro passaggi tra Camera e Senato ma all’interno del Pd e della maggioranza, dopo un lungo tira e molla, hanno smesso di tirare il testo per la giacchetta. Dedichiamo questa legge a tutti i bambini e ragazzi vittime di atti di cyberbullismo e ai loro familiari. Oggi, finalmente, abbiamo dotato il Paese di uno strumento per contrastare questa piaga sociale e culturale ma, al contempo, non possiamo sottacere un aspetto molto critico. Si tratta del capitolo dei fondi destinati alle scuole italiane per le politiche di informazione e contrasto al fenomeno. Le risorse stanziate ammontano a soli 200 mila euro: un investimento davvero troppo eseguo. Considerando che i plessi scolastici in Italia sono 40 mila, significa che a ciascuno di questi andrebbero mediamente 5 euro. Francamente non è questo il segnale che andava dato: il contrasto al cyberbullismo deve partire dall’aspetto pedagogico e culturale e, dunque, le risorse da mettere in campo vanno al più presto aumentate sensibilmente». Così in una nota i deputati M5s commentano il parere favorevole espresso rispetto alla Pdl appena approvata alla Camera.