50 morti e 53 feriti è il bilancio di una sparatoria di massa avvenuta in un locale gay di Orlando, in Florida, con il killer solitario finito crivellato sotto i colpi della Polizia.
Il Pulse, nella zona centrale della città americana, è stato preso di mira da Omar Mateen, cittadino statunitense 29enne di origini afghane.
Leggiamo sul Corriere della Sera:
‘L’uomo si è barricato dentro al club ha tenuto in ostaggio diverse persone per ore. Dopo di che la polizia, intervenuta sul posto, ha fatto sapere via Twitter che ‘il killer è morto’. Anche un poliziotto è rimasto ferito nella sparatoria e si è salvato, grazie all’elmetto in Kevlar. Almeno nove agenti hanno preso parte alla sparatoria. Secondo le autorità federali l’uomo era di origini afghane ed aveva ricevuto addestramento all’uso delle armi. La Cbs ha fornito anche un nome. ‘Il killer si chiama Omar Mateen, 29 anni, cittadino statunitense di Port St. Lucie’, afferma l’emittente. Che ha aggiunto: ‘È di origine afghana’. Le generalità del killer sono state confermate dalle autorità.
‘Si tratta di una tragedia per nostra comunità’, ha dichiarato John Mina, sceriffo della contea di Orange County in una conferenza stampa che si è tenuta alle prime luci dell’alba.
Un uomo è entrato nel locale verso le 2 del mattino mentre era in corso una serata di musica latina. All’interno del locale, almeno 100 persone, secondo i testimoni. Poi l’uomo si è asserragliato nella discoteca. La polizia e la Swat sono intervenute e solo dopo 3 ore almeno le autorità hanno riferito di aver ucciso il killer. ‘Abbiamo tratto in salvo 30 persone’, ha commentato ancora Mina. Il killer era armato di ‘un fucile d’assalto, una pistola e un tipo di ordigno’. La polizia ha poi confermato che è stato fatto brillare un ordigno dagli agenti arrivati sul luogo dell’attacco con i cani anti-bomba. Un congegno esplosivo è stato trovato anche addosso al killer. A riferirlo sempre la polizia, che parla anche di un secondo possibile ordigno nell’auto dell’uomo.
I motivi del gesto
Ancora nessuna ipotesi concreta è stata fatta sul movente, anche se l’Fbi ha parlato genericamente di ‘terrorismo’, senza specificare se si tratti di terrorismo interno o internazionale. «Per le sue caratteristiche, possiamo classificare questo come un atto terroristico. Che sia nazionale o internazionale, è qualcosa sulla quale dobbiamo investigare», ha spiegato Danny Banks, del Dipartimento della Florida. Alla domanda se ci sono motivi per credere che ci siano connessioni con il terrorismo islamico, l’agente speciale dell’Fbi Ron Harper ha risposto che si sta investigando ‘in ogni direzione’. «Abbiamo sospetti che ci fanno credere che ci siano collegamenti ma non possiamo esserne ancora sicuri», ha aggiunto. Uno scenario ancora tutto da verificare dunque.
Chi si trovava nel locale ha parlato di un massacro. ‘Doveva essere una serata divertente’, ha spiegato un testimone parlando a Sky News. ‘Abbiamo sentito degli spari e abbiamo iniziato a correre’, ha riferito un altro uomo. Anthony Torres era appena uscito dal locale quando ha sentito il rumore di spari, è tornato indietro e ha visto ‘persone che correvano e scappavano’. Il testimone ha raccontato anche di aver visto diversi feriti a terra nel parcheggio e altri caricati sulle ambulanze. Un altro testimone, Ricardo Almodovar, ha raccontato che ‘stava ballando quando ha sentito gli spari’ ed è riuscito a scappare attraverso l’uscita di sicurezza dietro al bancone del bar.
L’ultimo sms
‘Lui ha tutti noi, è qui con noi’, è stato l’ultimo sms ricevuto da Mina Justice da suo figlio Eddie, 30 anni, che si trovava all’interno del Pulse. La madre sta ancora cercando di contattare il figlio che appena scoppiata la sparatoria, terrorizzato, l’ha contattata chiedendole di avvisare la polizia. A quel punto, la donna si è raccomandata con lui di correre nel bagno per nascondersi. Poco dopo, Eddie le ha di nuovo scritto: ‘Lui sta arrivando’. E poi, ‘lui ha tutti noi, e sta qui con noi’. E questo, ha riferito la donna disperata, è stato l’ultimo, agghiacciante, messaggio.