No-vax: piaga del ventesimo secolo? Assolutamente no. Sono sempre esistiti, fin da quando fu scoperto il primo vaccino.
Si torna quindi indietro, nel 1796, per scoprire che quello dei no-vax non è un movimento recente, nato da pochi anni e che si identifica con specifici movimenti politici.
La realtà è che le persone in disaccordo con la procedura di vaccinazione ci sono sempre state, da quando, proprio nel 1796, il medico di campagna Edward Jenner scoprì che inoculando il materiale infetto preso da una pustola di un bovino (da cui il nome ‘vaccino’) su di un essere umano, quest’ultimo non si ammalava più di vaiolo, neanche nella letale variante umana della malattia.
Le motivazioni di quei primi antivaccinisti erano di carattere religioso, più che scientifico, poiché essi non tolleravano l’immissione di materia animale all’interno del corpo umano, ma non solo.
Anche se la scoperta del vaccino del vaiolo si colloca già alla fine dell’illuminismo e della rivoluzione del pensiero dell’uomo nei riguardi della scienza, erano in molti a pensare che opporsi alla volontà divina fosse una forzatura peccaminosa e che non seguire la propria sorte, anche quando essa porta alla morte, costituisse un peccato mortale.
Ma i vaccini, alla fine del ‘700, erano ancora agli albori, e le prime forme di vaccinazione di massa si verificarono soltanto molti anni più tardi. E proprio allora si creò un vero e proprio movimento di No-Vax, molto più nutrito di aderenti di quanti non siano oggi.
I primi No-Vax
Nel 1853, all’inizio dell’epoca Vittoriana, l’Inghilterra propose quella che sarebbe diventata una vera e propria rivoluzione sulla mortalità infantile dell’epoca: la vaccinazione contro il vaiolo obbligatoria per tutti i neonati.
Essa, infatti, avrebbe consentito di debellare il principale morbo, insieme alla tubercolosi, che falcidiava la popolazione non solo inglese ma mondiale, con tassi di letalità pari al 30-40%. Ma la legge era controversa perché obbligava la popolazione a vaccinare i propri bambini con una multa come pena e con il carcere in caso di mancato pagamento della sanzione.
Nel 1867 l’obbligo di vaccino fu esteso anche ai bambini di 14 anni, e le proteste, diventate un fenomeno di massa in diverse città inglesi, raggiunsero il culmine prima nel 1876, quando alcuni ufficiali inglesi furono tenuti ostaggio dalla popolazione nel castello di York, poi nel 1885, quando 20.000 No-Vax diedero vita a una manifestazione di protesta a Leicester.
Per ovviare a un movimento che contava un numero rilevante di persone, fra cui c’erano anche eminenti politici e uomini di scienza, il governo inglese, nel 1907, approvò una legge che tollerava l’‘obiezione di coscienza’ e che consentiva a ogni genitore di impedire la vaccinazione dei figli mediante un semplice documento firmato.
I No Vax non si organizzarono soltanto in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti. Nella metà dell’800 la popolazione di coloni statunitensi era riuscita a crescere anche grazie alle prime vaccinazioni contro il vaiolo, ma il morbo riprese vigore, in termini numerici, quando questi si sentirono protetti dalla percezione di quella che oggi conosciamo come ‘Immunità di gregge’, e sulla fine del secolo esplose una nuova epidemia.
Nel 1876 il celebre antivaccinista William Tebb, visitò gli States, e venne fondata la prima ‘Anti-Vaccination Society of America’, che raccolse numerosi proseliti anche nelle fasce più abbienti della popolazione.
Nel 1904, in Brasile, ci fu addirittura una rivolta popolare chiamata la ‘Revolta da Vacina’, a Rio de Janeiro, dove una legge del 1904, nel tentativo di eradicare il vaiolo, consentiva agli ufficiali sanitari di vaccinare forzatamente le persone, entrando nelle loro abitazioni e costringendoli alla procedura. In aggiunta al vaccino coatto, si diffuse la voce che la somministrazione sarebbe dovuta avvenire andando a toccare le parti intime (in realtà le donne dovevano solo abbassare la manica della camicia), e quindi le proteste montarono in tutta la città.
Fu creata la ‘Liga Contra a Vacina Obrigatória’ e, in seguito all’arresto di alcuni ragazzi dissidenti in tutta la città scoppiò il caos, con tram rovesciati, negozi svaligiati e azioni di guerriglia contro le truppe federali. Dopo qualche giorno l’obbligo di vaccino fu abrogato, ma per la strada erano morte 30 persone e c’erano 110 feriti.
Il paese che, più di recente, ha visto una protesta sanguinaria fra la popolazione è il Pakistan, dove nel 2015 ben 500 genitori furono arrestati perché impedivano la somministrazione del vaccino antipolio ai figli. Nel 2016 un attentatore suicida si fece esplodere con un’autobomba vicino ad un centro di vaccinazione, causando 15 vittime. Nel 2014 il Pakistan ha visto 327 casi di poliomelite su un totale mondiale di 413.
nella foto a sinistra: Raduno del 13 novembre 1919 della “Anti-Vaccination League of Canada” (Lega antivaccinazioni del Canada)
L’antivaccinismo nel ‘900
Con la scoperta di sempre nuovi vaccini si verificarono dei casi in cui diverse persone morirono per degli errori o delle casualità nella catena di produzione. Il primo risale al 1901, quando un vaccino contro la difterite, prodotto a partire dai cavalli immunizzati, fu contaminato con del tetano, uccidendo 13 bambini a St. Louis.
Un cavallo dona del siero per le vaccinazioni, stampa di inizio ‘900
Subito dopo, nel 1902, un’altra partita di vaccini contro il vaiolo fu contaminata e causò la morte di nove persone a Camden, nel New Jersey.
Molto più vicino a noi, in Italia, nel 1933 si verificò la strade di Gruaro, quando 28 bambini morirono per un vaccino inoculato non adeguatamente attenuato e moltissimi altri, su un totale di 254, soffrirono di problemi di salute per tutta la vita. Le autorità dell’Italia fascista impedirono alla stampa di parlare dell’accaduto, e il fatto fu ricordato soltanto dopo la caduta del regime.
Ma il più grave caso che alimentò la spinta dei No-Vax si verificò negli States, dove nel 1955 un incidente al laboratorio Cutter portò alla messa in circolo di 120.000 dosi di vaccino antipolio che contenevano il virus ancora vivo e non inattivo. Il vaccino causò 40.000 casi di poliomelite, 53 paralisi e 5 morti, oltre ad altri 113 casi e 5 morti su altre persone contagiate.
L’autismo e i vaccini
Le più moderne obiezioni dei no-vax, oltre a motivazioni di carattere religioso, vedono lo sviluppo dell’autismo come potenziale effetto collaterale a seguito della somministrazione del vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia). La genesi di questa notizia falsa risale al 1998, quando Andrew Wakefield, allora medico britannico, pubblicò un articolo nel quale sosteneva la correlazione fra vaccini, autismo e lo sviluppo di malattie croniche del tratto intestinale.
Lo studio fu immediatamente sconfessato, la rivista ritirò l’articolo con tante scuse ma il danno era fatto: da allora circola ancora la fake news riguardo autismo e vaccini.
A seguito dell’articolo la copertura del vaccino anti morbillo in Inghilterra calò sino all’80% e si verificò un’epidemia, fra il 1999 e il 2000, che portò a 300 ricoveri e a 3 decessi, morti naturalmente evitabili se si fosse effettuato il vaccino.
Ma il Regno Unito non era nuovo a questo tipo di problemi: già nel 1974 venne pubblicato uno studio riguardo potenziali effetti collaterali riguardo il vaccino contro la pertosse, con la conseguenza che la percentuale di vaccinati calò dall’81 al 31%, provocando anche in questo caso un’epidemia che portò alla morte diversi bambini.
Nel 2016, dopo la diffusione di notizie false riguardo la vaccinazione MPR, in Romania il numero di vaccinati contro il morbillo crollò e si passò dai 7 casi del 2015 ai 675 di quell’anno, con un totale di 3 bambini morti per le conseguenze della malattia.
I benefici del vaccino
A fronte di pochi morti e di comprensibili errori, la diffusione dei vaccini ha consentito di eradicare completamente il vaiolo, di limitare a pochi casi l’anno la tubercolosi, e di combattere in modo efficacissimo malattie come la difterite, la poliomelite, l’epatite B, la pertosse e tante altre, salvando miliardi di persone in tutto il mondo.
E arriviamo a oggi. Dopo i movimenti di protesta a seguito della legge del governo Gentiloni, che nel 2016 ha posto l’obbligo di vaccino per i bambini dagli 0 ai 6 anni che vogliano frequentare la scuola, le percentuali di persone antivacciniste sono gradualmente cresciute, anche nel nostro paese. L’Italia non si trova più in ‘fascia verde’, ovvero fra quei paesi che ritengono la vaccinazione sicura e importante per tutti i bambini, e ha una percentuale di positività nei confronti del vaccino che è soltanto di circa l’80%.
La pandemia di Coronavirus, che ha già provocato quasi 3 milioni di morti nel mondo, ha messo in ginocchio la maggioranza dei paesi occidentali bloccandone le economie, riducendo moltissime persone sul lastrico e sarà la prova del fuoco delle politiche di vaccinazione a livello globale.
I ricercatori hanno stimato che una percentuale fra il 70 e l’80% di persone accetterà la vaccinazione.
Andrea Nardello