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“Sogno una famiglia omosex”. Viaggio non proibito tra leggi e timori

“Io e il mio compagno vorremmo tanto un figlio, proprio come è successo a Niki Vendola: fortunato lui che ha coronato il suo sogno d’amore con la maternità surrogata” lo dice Mattia Stella,di Dueville, presidente dell’Arcigay di Vicenza, con un’anima tale nella voce che fa palpare il desiderio del suo sogno.
Si spendono tante parole in questi giorni sull’utero in affitto, troppe oggi o troppo poche ieri, rischiando o cercando di schernire dei desideri che vogliono acclamarsi in diritti, giusti o non giusti che siano secondo la morale di ciascuno.

Provocazioni e polemiche si sono accavallate tra i detrattori, cadendo in goffi quesiti “ma il mammo tra i due chi è?” come accaduto dopo la nascita del figlio di Vendola e del suo compagno Eddy, marcando, o tentando di difendere, la contrarietà sulla maternità surrogata e l’adozione dei figli tra gay.

E Mattia Stella assieme al suo compagno, conosciuto per lavoro su una nave da crociera 11 anni col quale si è unito civilmente nel 2007 in Inghilterra, lo insegue questo sogno e proseguirà nella sua battaglia affinché cambino le cose “perché in Italia ora, per il legislatore bisogna essere eterosessuali per essere genitori”.

Un progetto che la comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale e trans) porta avanti da più di 30 anni nella propria battaglia per i diritti all’eguaglianza al pari della lotta all’omofobia, accogliendo con moderata soddisfazione il primo sì storico alla legge sulle unioni civili . “Questa legge nega a noi il diritto di essere genitori,ma garantisce quei diritti di convivenza che rappresentano parte delle nostre battaglie e continueremo per conquistare quanto ancora ci è negato: la tutela dei figli e il riconoscimento della nostra genitorialità” continua Mattia Stella.
Un vuoto legislativo è quindi stato in parte colmato, con un ritardo imputabile alla cultura non solo della politica, perché è costume italiano ironizzare o criticare il “diverso”, per esasperare una propria debolezza.

E resterà lecito domandarsi come potrebbe crescere un figlio in seno a una famiglia gay, per chiunque ponga in primo piano l’interesse del minore sulla coppia, come dovrà esserlo per un figlio di una coppia etero, senza dimenticare di quante storie possono raccontare le aule dei tribunali, su separazioni, affidi, contenziosi che madri e padri fanno sulla pelle dei loro figli.

Come sarà sempre lecito difendere la propria libertà, rispettando quelle altrui, usando la propria di testa per non muoverci come tira il vento, come testimonia Stella. “Le persone comuni, quelle che incontro ogni giorno nel quotidiano, sono molto ricettive verso i temi che noi portiamo avanti. In Veneto, nonostante movimenti conservatori molto forti, le persone ti considerano per quello che sei e non giudicano il tuo orientamento sessuale”.

La capacità critica e di riflessione di ogni persona porta al miglioramento della persona stessa, di cambiare o migliorare le proprie idee, centrando il proprio obiettivo “Continuerò a inseguire il mio sogno di una società accogliente, dove non si punti il dito verso il diverso” dice Stella.

Ora che le auspicate nuove norme sono arrivate, è illusorio pensare che la discriminazione sessuale rallenti, serve un cambiamento di costume, serve che i ragazzi che saranno il nostro futuro non debbano sentirsi attaccati perché non “allineati” con la società. E non basta di certo una legge perché ciò avvenga, serve l’evoluzione, che cammina sulle gambe di ciascuno di noi.

Paola Viero