Una storia che sta facendo riflettere e interrogare.
In un gesto che ha scosso il mondo dell’istruzione, Gabriella Fenocchio, stimata docente di lettere al liceo Copernico di Bologna, ha deciso di abbandonare l’insegnamento due anni prima della pensione. Una scelta che ha lasciato molti attoniti, considerando il suo ruolo di vicepreside e la sua reputazione di docente innovativa e impegnata. “Questa non è più la mia scuola,” dichiara Fenocchio con amarezza in un’intervista a La Repubblica. “Mi sento sconfitta.” Le sue parole risuonano come un grido d’allarme per un sistema educativo che, a suo avviso, ha smarrito la sua essenza. La docente critica aspramente l’attuale approccio all’istruzione, accusandolo di inseguire modelli estranei alla sua natura autentica. L’orientamento professionale, pur importante, ha finito per eclissare il ruolo fondamentale della scuola nel fornire agli studenti gli strumenti per la conoscenza di sé attraverso le discipline tradizionali. Fenocchio punta il dito anche contro l’uso eccessivo delle tecnologie e l’ingerenza dei genitori, fenomeni che stanno erodendo l’autorità degli insegnanti e compromettendo la capacità degli studenti di affrontare le sfide. “È una generazione troppo tutelata,” osserva, “e questo è all’origine del disagio che i ragazzi provano.
” Nonostante la sua decisione drastica, la docente non volta completamente le spalle all’educazione. Pianifica di dedicarsi al volontariato in carcere e di continuare il suo lavoro nell’editoria scolastica, cercando nuove vie per trasmettere la sua passione per l’apprendimento. In un gesto poetico di addio, Fenocchio ha regalato ai colleghi un libretto di versi intitolato “Ed io non so chi va e chi resta”, una riflessione malinconica sul suo distacco da un mondo che non riconosce più. La vicenda di Gabriella Fenocchio mette in luce un problema crescente nelle scuole italiane: l’invadenza dei genitori nel processo educativo. Non si limitano più a esprimere opinioni sui voti e sui giudizi, ma intervengono anche sul metodo e sull’operato dei docenti. Questo comportamento mina l’autorità degli insegnanti e crea un ambiente di lavoro insostenibile per molti di loro. Le parole di Fenocchio riflettono una frustrazione condivisa da molti insegnanti, costretti a confrontarsi non solo con le sfide educative, ma anche con una crescente pressione esterna che rende il loro lavoro sempre più difficile. La sua scelta di lasciare in anticipo il mondo dell’insegnamento è un segnale d’allarme che non può essere ignorato. L’uscita di scena di una figura come quella di Gabriella Fenocchio rappresenta una perdita significativa per la comunità educativa. La speranza è che il suo gesto possa stimolare una riflessione profonda e portare a un cambiamento necessario nel sistema scolastico, restituendo ai docenti l’autonomia e il rispetto che meritano, e ridando alla scuola il suo ruolo centrale nella formazione dei giovani.
V.R.