Ha preso la sua storia personale, l’ha analizzata ed elaborata aggiungendoci un po’ di fantasia e ne ha fatto un libro che presto uscirà nelle librerie. Marco Pettinà, 39 anni, libero professionista ed artista di Schio. Soprattutto padre di un bimbo di 6 anni ha così voluto proporre al pubblico un tema sempre più attuale, l’allontanamento dei  figli dal padre e la lungaggine della burocrazia in caso di separazione.

 

 

Marco, come si intitola il tuo libro? E di che cosa parla?

 

Il titolo è emblematico: “Legati da una separazione”. Tratta di un padre che si deve separare dal figlio per quasi 6 mesi in attesa che si trovi un accordo tra i due genitori che si sono lasciati. La legge e la burocrazia dovrebbero tutelare i minori, ma hanno tempi interminabili che si è costretti a rispettare e questo comporta quasi sempre l’allontanamento temporaneo di bimbo e padre. E’ un problema che  oggi riguarda sempre più bambini, la cui vita viene sconvolta e strumentalizzata per esigenze degli adulti. E’ stato anche un mio problema e ne ho sofferto talmente tanto che ho voluto generalizzarlo e renderlo noto aggiungendoci esperienze di altri genitori che ho conosciuto ultimamente.

 

Il libro è scritto in prima persona. E’ successo anche a te?

 

Ho finto di essere il protagonista assoluto di ogni vicenda e mi è riuscito bene. La mia esperienza personale mi ha aiutato ad esprimere profondamente le sensazioni di ingiustizia e sofferenza, ma il confronto con altri genitori è stato fondamentale per poter esporre un problema generale, non il mio nello specifico. Sentimenti difficili che nascono dal non poter vedere tuo figlio che cresce e non sapere se gli  manchi oppure no, non sapere se ti pensa o se magari ti odia perché è convinto che tu l’abbia abbandonato quando invece, saresti disposto a stare ore sotto la grandine per vederlo anche solo un minuto. Il periodo, per fortuna non troppo lungo, in cui non ho potuto frequentare mio figlio mi è parso eterno. Temevo di perdere il momento in cui lui avrebbe fatto qualche cambiamento importante. Alla sua età ogni piccola scoperta, esperienza o pensiero possono sembrare piccoli miracoli. Avevo il terrore di perdere qualche suo sorriso speciale, qualche osservazione brillante, in sintesi tutte quelle piccole cose che per un genitore hanno un valore inestimabile e impossibile da recuperare.  

 

Qual è il significato del libro? C’è un’accusa o la riproposta di cambiare le cose?

 

Non si può privare volontariamente un figlio dell’affetto di un genitore solo per rispettare la burocrazia. Io non voglio criticare le autorità che conoscono il problema e sono obbligate ad agire in base ai tempi, voglio però sollecitare là dove è possibile un intervento per alleggerire la situazione. I figli non devono pagare gli errori degli adulti. Se marito e moglie sbagliano devono poter risolvere i loro problemi senza la paura di infierire sui figli e la legge deve salvaguardare il bene del bambino. Nel periodo in cui il piccolo rimane lontano dal padre, la sua mente può venire strumentalizzata, può trovarsi ad avere domande che rimangono senza risposta e chissà cosa si mette in testa.

 

Qual è stata la cosa più emozionante di quando hai rivisto tuo figlio e quale la più difficile da affrontare?

 

Ho avuto un tuffo al cuore. L’ho visto cresciuto e consapevole. Mi ha colpito il fatto che lui fosse in grado di distinguere le 2 vite che ora ha, una con me e l’altra con la mamma. In questi casi i bambini di solito sono confusi e non vogliono deludere. Io ero preoccupato nell’organizzare la nostra nuova routine da soli, ma alla fine l’amore aiuta a superare le difficoltà. E’ una frase banale, ma quando si tratta di figli l’amore per loro supera ogni problema personale.

 

 Pensi che diventerai uno scrittore professionista?

 

‘Legati da una separazione’ è appena uscito. Non l’ho scritto per soldi e non so se continuerò a scrivere. Forse sì, ma dipende se arriverà l’ispirazione e anche da dove arriva. Questo libro è dedicato ai padri che subiscono un’ingiustizia affettiva, vuole unire le persone che hanno un problema in comune.

 

Anna Bianchini

 

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