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Santorso. “Il Pronto Soccorso c’è”, ma la gente crede alle fake news

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Calano del 70% gli accessi nei Pronto Soccorso degli ospedali ma a Santorso le fake news generano gravi disagi e “molti utenti dell’Alto Vicentino vanno a Bassano convinti che nel loro territorio il pronto soccorso dell’ospedale sia chiuso”.

Ecco l’esempio della disinformazione che si ottiene quando si cercano risposte su facebook e non sui giornali o nei siti istituzionali. Disinformazione che finisce per creare enormi disagi sia a chi deve operare in trincea, sia a chi deve utilizzare i servizi sanitari.

E’ emblematico infatti il caso del pronto soccorso dell’ospedale di Santorso, dove moltissimi utenti dell’Alto Vicentino non si sono più recati convinti, da svariati post apparsi sui social e da una comunicazione fatta di ‘ho sentito dire’, che fosse chiuso dopo che l’ospedale è diventato un centro covid. “Poche settimane, che sembrano una vita”, ha commentato Bortolo Simoni, commissario della Ulss 7.

Nonostante i giornali e le televisioni locali avessero, per giorni, spiegato a lettere cubitali che il pronto soccorso sarebbe rimasto aperto, con regolare attività di emergenza e che solo in caso di necessità di ricovero o chirurgia il paziente sarebbe (probabilmente) stato trasportato altrove, “al pronto soccorso di Bassano arrivano persone dall’Alto Vicentino con la loro auto, convinte di non poter più andare a Santorso”. Scelte che potrebbero costare caro. Mettiamo il caso di un 60enne che accusa un principio di infarto a Valli del Pasubio e viene caricato in auto dal figlio che, convinto di dover arrivare a Bassano, si mette in strada inconsapevole del quadro clinico del padre, che potrebbe aggravarsi velocemente, costringendo magari ad una fermata a Marostica e alla richiesta di aiuto del Suem. Un esempio, che serve solo a far capire che la disinformazione può costare molto cara.

Ed un disagio enorme per chi lavora nella Sanità pubblica, denunciato in conferenza stampa proprio da Bortolo Simoni, che ha chiesto ufficialmente alla stampa e ai media di ripristinare la verità e informare i cittadini in modo corretto: “Il pronto soccorso di Santorso non è mai stato chiuso, solo si accede da una nuova entrata, per ovvi motivi di sicurezza”.

L’enorme disagio, che ha del surreale ma che esprime in pieno la superficialità con la quale oggi si cercano informazioni anche su temi estremamente delicati, è per gli utenti, che hanno perso tempo e macinato chilometri per niente con un malato in auto, ma soprattutto per medici, infermieri e operatori sanitari, che oltre all’essere in prima linea a combattere un virus che uccide, si trovano a dover gestire persone che danno retta a fake news vere e proprie, messe in circolazione da persone inconsapevoli o da chi ha avuto il suo interesse per motivi di politica locale.

Fortunatamente, la questione rientra in una congiuntura che, per i pronto soccorso dell’intera Ulss7, è tutto sommato positiva, visto che gli accessi sono calati del 70%.

Nota del direttore

Il problema però rimane e merita riflessioni profonde. Quanto si può dare retta alle fake news in ambito sanitario? Quanto vale la lotta politica rispetto alla salute? Che cosa c’è dietro un articolo di giornale, ad un servizio in una rete televisiva professionale, rispetto ad un post su facebook o ad un video divulgato da un blogger?

In ambito sanitario, la linea di confine che separa la verità dalla bugia, può fare la differenza addirittura tra la vita e la morte e può arrivare a coinvolgere i più deboli della società, come bambini e anziani. Basti pensare al circuito ‘no vax’, o al video che sta circolando insistentemente in questi giorni, in cui un blogger si spaccia per giornalista, attaccando ferocemente un vero giornalista, noto proprio per la sua abilità nello smascherare fake news. Informazioni, video, teorie, accuse che circolano liberamente, alle quali gli utenti danno retta, più interessati a ‘comprendere il complotto’ che ad ottenere una reale informazione.

E’ solo di ieri un post, su ‘Sei di Torrebelvicino se…’, in cui un utente chiede conferma sul numero dei contagi riportati dal Giornale di Vicenza, testata in cui lavorano decine di giornalisti, molti dei quali a contatto quotidiano con Ulss, Regione, assessore alla Sanità e governatore Luca Zaia. L’utente in questione interroga i concittadini, rinchiusi in casa, sul numero di contagiati covid in paese, dando per scontato che casalinghe, architetti, operai o studenti, possano saperne di più di cronisti che ogni giorno passano le ore a passare sotto la lente i bollettini tecnici sanitari delle fonti istituzionali e al telefono con i diretti responsabili della sanità locale. Quindi, cosa porta una persona a pensare che gli utenti dei social ne possano sapere di più?

Nel frattempo chiediamo, a tutti coloro che hanno ruoli autorevoli nel territorio, di ripristinare a loro volta la corretta comunicazione con i cittadini e di informare, senza polemiche, che il Pronto Soccorso di Santorso è aperto, solo si accede da un’entrata diversa.

Anna Bianchini