“Non ho frequentazioni assidue con il Pd ma le avremo”. L’ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini rispondendo a una domanda sui presunti contatti frequenti avuti di recente con Matteo Renzi, ospite del programma ‘Il caffè della domenica’ su Radio 24.
Sul leader di Italia viva, Salvini ha chiarito: “Ci vediamo in Senato e ci saremo messaggiati una volta, così come con altri leader di partito”. Anche con Luigi Di Maio? “Sì, è il mio mestiere”, aggiungendo che al contrario fa “telefonate quotidiane con Berlusconi, la Meloni e Toti”.
“Rispetto Giorgia Meloni – aggiunge Salvini – se avessi fatto solo l’interesse del mio partito, anche io avrei dovuto dire no a priori, ma ora l’Italia ha bisogno di amore e rispetto. E non faccio un governo per vendetta, al centro ci sono salute, scuola e portafoglio degli italiani. Se si parla di patrimoniale non ci siamo, per me serve la flat tax. Ma ho visto dal professor Draghi l’impegno a che non ci sia aumento di nessuna tassa e revisione verso il basso di Irpef”.
‘Non ho paura di restare sola all’opposizione. Perchè dico no’
La leader di Fratelli d’Italia spiega le ragioni del suo rifiuto a un governo Draghi. “Sta diventando una pattuglia eterogena di partiti che non condividono niente”, afferma in un’intervista al Tg5. Parlando dell’ipotesi di trovare un’intesa sui temi, Meloni aggiunge: “Lo spero, la nostra scelta di non votare la fiducia a Draghi non è un no sul nome, ma sul metodo che non condividiamo e sul merito. Spero che Draghi possa far bene”. E non teme di restare sola all’opposizione: “Io penso che oggi Fdi stia facendo una cosa utile. In un sistema democratico deve esserci un’ opposizione, nei sistemi totalitari non esiste l’opposizione. Draghi ha un altissimo gradimento tra il 60-70% ed il restante 30-40% di italiani non ha diritto di rappresentanza parlamentare”.
Parlando del cosiddetto governo dei migliori, Meloni aggiunge: “Io non ne conosco, non conoscendo la squadra di governo, però conosco la gran parte della maggioranza Drgahi che è quella che sosteneva Conte”.
Impazza il toto ministri: c’è il nome di Bertolaso
L’ipotesi più probabile, al momento, è che il governo sia formato da molti tecnici. L’ex numero uno della Bce parlerà della squadra direttamente con il presidente della Repubblica e poi deciderà. Niente vicepremier e al momento prende corpo l’idea che non saliranno a bordo i leader. È anche la conseguenza del sì della Lega. Ma è contro questa ipotesi che si muoveranno i rosso-gialli nei prossimi giorni.
Riunendosi, come hanno fatto due giorni fa e – ipotizza un capogruppo della maggioranza uscente – stilando un elenco di priorità sul programma. Anche per mettere in difficoltà il segretario ‘lumbard’, spingerlo all’appoggio esterno. È una via stretta perchè al tempo stesso c’è la convinzione che non potranno essere messi veti nè paletti sul percorso dell’esecutivo, con il Pd che assicura già il totale appoggio a Draghi.
Mercoledì mattina il capo dello Stato è atteso alla cerimonia della Giornata del Ricordo, quindi tutti si aspettano che lo scioglimento della riserva possa avvenire mercoledì pomeriggio per poter poi concludere i voti di fiducia in settimana, in tempo per dedicarsi al primo impegno urgente, le decisioni sulle nuove misure anticovid, dato che il vecchio Dpcm scade lunedì 15. E’ un percorso, quello dell’esecutivo, che presenta ancora molte insidie ma il perimetro, al momento, va oltre la cosiddetta ‘maggioranza Ursulà.
Se dovessero prevalere i tecnici per FI potrebbe entrare l’ex numero uno della Protezione civile, Bertolaso. Circolano comunque i nomi di Lamorgese, Giovannini, Franco, Reichlin, Malaschini, Cartabia. In caso di un esecutivo a ‘trazione’ politica per il Pd dovrebbero essere confermati i ministri che possono assicurare continuità nella propria azione rispetto al Conte 2 come Speranza (per Leu) Boccia, Franceschini e Guerini (per il Pd, ma potrebbe entrare anche Orlando alla Giustizia), Di Maio e Patuanelli (M5s).
Per quanto riguarda Italia viva il nome è quello di Rosato, l’alternativa sarebbe il capogruppo renziano al Senato Faraone (in quel caso l’ex ministra Bellanova prenderebbe il suo posto); in FI si fa il nome di Tajani, nella Lega quello di Giorgetti, per +Europa Bonino. E Conte? Grillo avrebbe lanciato l’idea del ‘ministro del Recovery’ ma il premier uscente potrebbe non entrare nel governo (“Non mettiamo veti”, dice il capogruppo di Iv alla Camera, Boschi). Una fonte pentastellata non esclude che possa essere candidato a sindaco di Roma. L’idea sarebbe stata lanciata da alcuni ‘big’ del Movimento 5 stelle e recapitata al diretto interessato, anche in ottica federatore e collante dell’alleanza Pd-M5s-Leu. Ma Conte avrebbe comunque declinato.
Del resto il dossier sulle amministrative che potrebbe coinvolgere il ministro dell’Economia uscente Gualtieri (sempre per la Capitale) e il presidente della Camera, Fico (per la poltrona del sindaco di Napoli) non è stato ancora ripreso dal cassetto. Per ora il premier uscente, pur non iscrivendosi al Movimento, si è limitato a partecipare alla riunione con i ‘big’ e con Grillo. Sottolineando il fatto che “l’Europa ci guarda, occorre pensare agli interessi del Paese e non ai destini personali”. “Con Conte allarghiamo la famiglia”, ha spiegato Di Maio che resta il primo nel Movimento ad aver aperto a Draghi e il principale interlocutore per M5s con l’ex numero uno della Bce.