Il trionfo della Lega nelle elezioni friulane e l’intervista di Matteo Renzi (ex premier ed ex segretario del Pd) a ‘Che tempo che fa’ possono aver introdotto un nuovo scenario nella costituzione del nuovo Governo.
Il Nord è ormai saldamente nelle mani della Lega che vuol essere però una nuova forza di destra nazionale non solo territoriale: il fattore tempo di cui Matteo Salvini (leader del Carroccio) ha bisogno per ‘annettere’ in modo non traumatico Forza Italia e Fratelli d’Italia sarà decisivo.
Ma, sin qui, il giovane Matteo lombardo non ha sbagliato una mossa tattica, consapevole che gli strappi violenti possono far male a chi li compie. Ora dovrà decidere se dare alla Destra di cui è leader indiscusso una connotazione moderata interrompendo le frequentazioni con il mondo della destra europea lepenista, per poter accedere, più tollerato che amato, nei palazzi di Bruxelles con i quali dovrà necessariamente dialogare per evitare guai seri all’Italia.
Matteo Salvini è convinto di poter gestire un governo di minoranza, a termine, frutto di un accordo tra l’intera destra ed un drappello, più folto di quanto non si creda di parlamentari ‘responsabili’ dove si scrive responsabili e si legge ‘terrorizzati di tornare a casa’.
Qui entra in scena Matteo Renzi.
La sua intervista di domenica sera ha stroncato in un colpo solo ogni ipotesi di dialogo (già improbo) tra Pd e 5 Stelle, spazzato via il ruolo di Maurizio Martina come segretario reggente, spezzato ogni filo di dialogo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e portato il partito sull’orlo di una scissione. Renzi vuole evidentemente chiudere l’esperienza del Pd e giocare in proprio. Il suo carattere è quello che è: vulcanico ed istrionico, arrogante, non abituato alla collegialità. Detesta la sinistra, detesta il noi. Adora l’io e l’audience (indubbia la sua bravura comunicativa), meno le discussioni degli organismi di partito vissute spesso come perdita di tempo. Renzi ha disegnato i gruppi parlamentari a propria somiglianza sfruttando proprio quella sciagurata legge elettorale da lui voluta (con Salvini e Berlusconi): oggi il suo peso nella formazione di un governo c’è e non è irrilevante, a meno di uno scatto di orgoglio dei parlamentari eletti che fanno riferimento a lui.
E Renzi, tra le righe dell’intervista a Fazio, ha fatto capire di poter aprire ad un esecutivo del centrodestra, a termine (due anni), che riscriva alcune regole istituzionali, la legge elettorale stessa. Un governo delle regole che è disposto a sostenere dall’esterno senza coinvolgimenti ministeriali per evitare maliziose interpretazioni.
Per far questo Renzi potrebbe anche spaccare definitivamente il Pd, costruirsi un suo personale partito sul modello di Macron (ma senza essere Macron…) e garantire un governo del Paese. La possibile durata di un Governo del genere, da lui definito “governo delle regole”, gli permetterebbe di lanciare la sua nuova, personale creatura politica lontana dai lidi della sinistra e desiderosa di prendersi una quota di elettorato di Forza Italia che non vuole l’annessione nella nuova destra salviniana.
Ha davanti una grande difficoltà: il fattore tempo. Questa operazione non richiede settimane ma giorni… Mattarella è disposto ad incaricare Salvini solo di fronte alla certezza che ci siano alla Camera ed al Senato i numeri sufficienti ad avere un governo che possa decollare.
In caso contrario Mattarella procederà nell’unica strada possibile: un governo del presidente, probabilmente presieduto dal presidente della Corte Costituzionale e da importanti figure istituzionali e del mondo dell’economia, che tenterà di rifare una nuova legge elettorale (magari ‘normale’ e non schizofrenica e truffaldina come l’ultima), varare la manovra economica correttiva da 4 miliardi che da mesi aleggia e che tutti hanno rimosso dalla discussione inebriati da flat tax e reddito di cittadinanza e, se possibile, come vorrebbe Mattarella, mettere in stabilità i conti del 2019 evitando l’aumento dell’Iva con la nuova legge di stabilità che potrebbe essere anticipata all’estate o approvata alla scadenza naturale di dicembre come sarebbe più logico e conveniente per tutti. Tutto questo per votare in autunno o a febbraio 2019.
Edmond Dantes