Domani si celebra la giornata mondiale dell’Aids, un’occasione, per l’assessorato regionale alla Sanità per produrre il risultato di un monitoraggio sulla malattia effettuato in Veneto. Dati forniti dalla regione veneta che, prima tra tutte in Italia, ha istituito, già nel 1988, un sistema di sorveglianza nei confronti del virus HIV, per monitorare l’andamento sulla popolazione veneta. Dal 1984 al 2011, secondo i dati del sistema veneto, sono stati diagnosticati  un totale di 3.634 casi di AIDS, di cui 3.239 (89,1%) residenti in regione e 395 (10,9%) non residenti. Dei 3.514 casi residenti, 2.735 sono deceduti e la letalità complessiva è stata del 67,6%.

 

Il 77% dei casi si è verificato nei maschi e la classe di età più colpita è quella dai 30 ai 34 anni, a prescindere dal sesso.

“Questo lavoro della nostra Direzione Prevenzione – sottolinea il presidente della Regione Luca Zaia – è prezioso e attualissimo, perché di AIDS si muore e siamo di fronte ad una malattia rispetto alla quale la prevenzione e la diffusione dei comportamenti corretti da tenere sono la miglior forma di intervento pubblico possibile. Per qualche anno, dopo essere stato definito un flagello, l’Aids è andato un po’ nel dimenticatoio massmediatico e invece l’attenzione va mantenuta sempre altissima, pur considerando i grandi progressi della medicina su questo fronte. L’AIDS – ammonisce Zaia – è ancora un flagello, che nel solo Veneto in pochi anni ha provocato quasi 3000 morti e non c’è occasione migliore della giornata mondiale per mandare un appello a tutti i nostri cittadini: informatevi presso i medici e gli ospedali, imparate a conoscere i comportamenti a rischio e ad evitarli. Dobbiamo costruire assieme una cultura della sessualità sicura e serena”.

“Mai come in questo caso la prevenzione salva la vita – aggiunge l’assessore alla Sanità Luca Coletto – tanto che la Regione Veneto è impegnata in molte attività di prevenzione del virus HIV e dell’AIDS con programmi specifici d’intervento rivolti alla scuola, che nel 2012 ha coinvolto 450 classi terze e circa 10.000 studenti, formando anche operatori specializzati per un totale di 4.000 ore e avendo riguardo anche al problema dell’integrazione sociale delle persone sieropositive”.

Nel Rapporto è indicato che il Veneto è l’ottava Regione d’Italia come numero complessivo di casi segnalati e la sesta come casi segnalati nell’ultimo anno preso in esame nel Rapporto (37 con 13 decessi). Il Veneto è invece undicesimo in Italia per incidenza annuale con un tasso di 1,1 casi ogni 100.000 abitanti.

Quanto ai fattori di rischio, quelli dell’Aids sono paragonabili a quelli dell’Hiv.

Tra i maschi, il 31% è legato a rapporti eterosessuali; il 35% a rapporti omosessuali; il 5% all’uso iniettivo di droghe; il 29% delle cause di rischio non è noto.

Tra le femmine, il 70% dei casi è legato a rapporti eterosessuali; il 25 a rapporti omosessuali; il 3% all’uso iniettivo di droghe; il 25% delle cause di rischio non è noto.

In totale, il 41% dei fattori di rischio è legato ai rapporti eterosessuali; il 26% ai rapporti omosessuali; il 5% all’uso iniettivo di droghe; il 28% ha cause di rischio non note.

Dal 1988 ad oggi in Regione Veneto sono state segnalate 10.018 nuove diagnosi da Hiv. Nei primi anni di sorveglianza si era registrato un progressivo decremento dei casi; dal 2002 al 2010 il numero di nuove infezioni si è stabilizzato attorno a 300 l’anno. Nell’ultimo quinquennio la popolazione complessiva dei nuovi sieropositivi è composta per oltre il 40% da persone che riferiscono come comportamento a rischio i rapporti eterosessuali. 

Per le donne, tale comportamento a rischio raggiunge il 70% dei casi, mentre nei maschi è indicato nel 31%. Appaiono quindi esserci – fanno notare i tecnici regionali – delle differenze sostanziali nei comportamenti a rischio rispetto al genere, anche se il fattore ampiamente più rilevante è la trasmissione eterosessuale.

di Redazione Thiene on line

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