Credevamo che passato il fatidico 4 dicembre ci saremmo finalmente liberati di politici e politicanti, di politologi e di opinionisti, di sondaggisti e tuttologi che per mesi hanno invaso le nostre case a qualsiasi ora del giorno con previsioni più o meno catastrofiche sia che avesse vinto il Si, sia che avesse vinto il NO.
Purtroppo il clamoroso risultato ci sta condannando ad altri penosissimi dibattiti sulle dimissioni di Renzi e sul “dopo di lui”; tranquilli, forse non si dimette, forse resta per obblighi istituzionali, insomma un “obbedisco” di garibaldina memoria. Strana coincidenza, visto che, allora, si stavano mettendo le basi per l’unità d’Italia, mentre ora si è fatto di tutto per dividerla.
Restando all’oggi, la cosa stucchevole è che appena avuta la sensazione dell’esito del risultato referendario, neanche la certezza, tutti pronti ad intestarsi la vittoria.
Per primo è apparso Matteo Salvini che ha subito chiarito che il No aveva premiato lui e la Lega e, pertanto, reclamava immediate elezioni politiche anche con l’italicum, legge elettorale che fino a qualche ora prima definiva una porcata renziana e candidandosi allaq guida della coalizione di centrodestra. Vien da chiedersi quale sia il centrodestra immaginato dal Matteo da Giussano visto che va predicando mai più con Berlusconi, con Alfano neanche dopo morto, con Casini giammai.
La cosa certa è che il vecchio capo, Bossi, ha più volte sonoramente bocciato sia il giovin Segretario, sia la sua linea politica. Qualcosa vorrà pure dire. Allucinato!
Poi è stata la volta dei grillini, definizione che loro aborrano, ma che, come si è potuto notare anche in questa campagna referendaria, rispecchia fedelmente i fatti vista l‘inscindibile dipendenza dal comico. Ce ne sono voluti 5 di grillini (sembrava di essere alla recita di Natale della scuola materna) per dire che gli italiani avevano votato per loro e per gridare: Al voto, al voto subito se no “gli altri” la tirano per le lunghe per arrivare ai 4 anni e 6 mesi di legislatura necessari per maturare il vituperato vitalizio. Ma dai, crescete!
Poi una sequela di interventi dei rappresentanti del Partito Democratico, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, di Sinistra Italiana e via discorrendo che, forse anche loro per mero calcolo o forse solo più prudentemente chiedevano, con varie declinazioni, un governo di scopo per fare (magari) la legge elettorale e poi andare, eventualmente, al voto. Silvio, il salvatore della Patria lo hai già fatto con scarsi risultati; ora, alla tua età, fa il nonno e liberati della “nipote” e di quella penosa cerchia di lacchè di cui ti sei circondato. Massimo, la tua rivincita te la sei presa, torna a Bruxelles dove, come dici, hanno tanto bisogno di te. Giorgia, non sei all’altezza per quel ruolo, fattene una ragione. Stefano, il tuo rancoroso atteggiamento non serve alla Nazione. Incommentabili!
Una cosa accomuna tutto il cucuzzaro: nessuno pare aver capito cosa sia veramente accaduto, ovvero, quale messaggio sia venuto dal voto degli italiani.
Con buona pace di chi ancora si ostina a dichiarare che il voto non ha natura politica, possiamo invece affermare che il risultato di domenica scorsa è stato, in larghissima maggioranza, un referendum su Renzi e sulla sua politica come, del resto, lui stesso aveva chiesto. E gli italiani hanno risposto bocciando sonoramente sia il Presidente del Consiglio, sia la sua politica e, peggio, Matteo Renzi.
Hanno bocciato la sua arroganza, così come la sua supponenza nel chiedere un giudizio su se stesso confidando di avere ancora il consenso ottenuto alla europee del 2014.
Il giovanotto di belle speranze, ha tenuto bloccato il Parlamento per più di un anno su una questione, la riforma della Costituzione, che gli italiani evidentemente hanno valutato come del tutto ininfluente rispetto ai problemi che le famiglie, devastate da una crisi economica mai vista, vivono quotidianamente.
Problemi di chi ha perso il lavoro e non sa come sbarcare il lunario. Problemi fatti di bollette, di rate del mutuo, di affitto, del bollo auto da pagare, della revisione dell’auto, delle gomme termiche da comprare (affare enorme suggerito dai produttori di gomme), del canone TV utile solo a pagare compensi milionari ai personaggi dello spettacolo o per pagare stuoli di direttori e responsabili vari dei Tg che cambiano ad ogni cambio di Governo.
Problemi, che tante volte toccano le mamme che non sanno cosa mettere sul piatto per dar da mangiare ai figli.
Insomma, i problemi che di chi vive con uno stipendio da 1.200 euro al mese, quando va bene, o di chi vive con una pensione di 450 euro al mese. Che sono tanti, troppi.
Oppure i problemi di chi, anche a causa delle scelte del Governo Renzi e di chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto, ha perso i risparmi di una vita, truffato da personaggi senza scrupoli e
dalle banche che questi banditi amministravano. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca in testa.
Ed ora? Ora altri mediocri personaggi che fino ad oggi hanno vissuto esclusivamente di politica, personaggi senza arte né parte, senza un briciolo di idea su come dare concrete risposte ai bisogni della gente, senza alcuna dimostrata preparazione, senza una concreta competenza, ma con la stessa supponenza del salvatore della Patria appena deposto (forse, ndr), ora questi personaggi chiedono di andare urgentemente ad elezioni dichiarandosi “pronti a governare” corroborati, in questa loro insulsa convinzione, dall’equazione che il 60% degli italiani che ha risposto NO al quesito di Renzi sia ora pronto a riversare lo stesso voto plebiscitario su di loro. Illusi!
Ora sarebbe utile che chi si candida a governare l’Italia così come il più piccolo dei Comuni italiani dimostrasse prima di sapere fare quello per cui si candita. Di imbonitori, francamente e scusandoci per il francesismo, ne abbiamo le palle piene!
Abbiamo bisogno di persone brave, non solo di brave persone (cit.).
Al. Th.