Cerimonia di commemorazione questa mattina a Palermo, in via Isidoro Carini, per il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, uccisi dalla mafia il 3 settembre del 1982. Sul luogo dell’agguato, tra gli altri, c’erano la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, il Comandante generale dell’arma dei carabinieri Teo Luzi, il questore Leopoldo Laricchia, il governatore siciliano Nello Musumeci e il sindaco del capoluogo dell’Isola, Roberto Lagalla. Presenti anche Nando Dalla Chiesa, figlio del prefetto, e Vincenzo Agostino, padre di Antonino, il poliziotto ucciso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini con la moglie, Ida Castelluccio.
“Oggi ricordiamo con riconoscenza il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta Domenico Russo, uccisi in un vile attentato mafioso quarant’anni fa. Dopo aver combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale per la liberazione dell’Italia, Dalla Chiesa contribuì in modo decisivo alla stabilità e alla sicurezza del Paese. Il suo impegno contro il terrorismo e contro la criminalità organizzata hanno protetto la nostra democrazia e rafforzato le nostre istituzioni. Ai suoi cari esprimo la vicinanza e gratitudine del Governo e mia personale”. Così in una nota il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
‘Ha segnato la nostra storia’
“Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un modello di fedeltà allo Stato e ai suoi valori fondamentali. È stato partigiano, ha sconfitto il terrorismo e combattuto Cosa Nostra. Le sue intuizioni, la sua onestà e il suo spirito di sacrificio hanno segnato la nostra storia. È grazie ad esempi come il suo che i nostri giovani crescono in un mondo in cui il sentimento dell’antimafia è più forte e radicato. A 40 anni dalla strage mafiosa di Via Carini, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di Polizia Domenico Russo, tutti abbiamo il dovere di ricordarlo e onorarlo”. Lo ha dichiarato il Presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
‘Sua figura simbolo del paese’
“Desidero rivolgere i miei sentimenti di profonda vicinanza e solidarietà a tutti i partecipanti agli eventi oggi organizzati in memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie, Emanuela Setti Carraro, e dell’agente della Polizia di Stato, Domenico Russo, assassinati quarant’anni fa a Palermo”. Così il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, in messaggio al Prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, in occasione del 40° Anniversario dell’assassinio del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’Agente Scelto della Polizia di Stato Domenico Russo.
“La figura del Generale Dalla Chiesa- prosegue Fico- rappresenta ancora oggi un simbolo importante per il nostro Paese: un modello di rigore, competenza e determinazione nella difesa della democrazia contro i nemici del terrorismo stragista e della criminalità organizzata. Un servitore dello Stato che ha pagato con la vita il proprio impegno professionale e la passione civile nella costruzione di un’Italia più sicura, democratica e onesta. Della mafia egli aveva compreso natura, dinamiche e vulnerabilità. Sapeva esattamente dove e come fosse necessario indagare. La sua era una strategia lucida e determinata, non sempre supportata dagli strumenti operativi adeguati: la battaglia di un eroe lasciato spesso in solitudine ad affrontare un nemico gigantesco”.
“Questo spiega, in parte, il senso di vivo smarrimento che provocò nella comunità nazionale la notizia del suo assassinio, perché fu chiaro a tutti di come il Paese avesse perso nella lotta contro la mafia un protagonista di enorme statura. Oggi sappiamo che il suo operato non è andato perduto, avendo contribuito in modo incisivo ad indicare una strada di riscatto del Paese sulla quale molti altri, anche grazie al suo esempio, hanno lasciato impronte indelebili. Un percorso puntellato da normative più efficaci, azioni sempre più sofisticate di forze dell’ordine e magistratura, e da una crescente sensibilizzazione civile e culturale che deve continuare. Non dobbiamo infatti abbassare la guardia”.
“Oggi che il nostro Paese è chiamato a dare prova di rigore e di concretezza nell’attuazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, dobbiamo unire gli sforzi per bloccare il passo ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei fondi europei. Deve esserci da parte di tutti la piena consapevolezza che la presenza pervasiva del fenomeno mafioso pregiudica ogni possibilità di rilancio condannando l’Italia nelle retrovie economiche e culturali del continente europeo. Non è questo il futuro che il Generale Dalla Chiesa sognava per il suo Paese. Onorare il suo nome richiede di portarne avanti il progetto di democrazia, trasparenza civile e giustizia. Con questo auspicio, e ringraziandovi per l’attenzione che avete inteso rivolgermi, invio a tutti i presenti il mio saluto più cordiale”, ha concluso.