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Promettevano guadagni miracolosi, ma era una truffa che ha fatto centinaia di vittime

Prima agivano i call center situati nell’Europa centrale: contattavano potenziali investitori italiani per convincerli a inviare denaro ai codici Iban di società dell’Europa centro-orientale per investimenti che garantivano miracolosi guadagni. Ma l’obiettivo vero era derubarli. Poi una serie di aziende raccoglieva le somme, senza però avere le autorizzazioni governative necessarie a farlo, effettuando quindi finti investimenti. Allettati dai primi guadagni, gli investitori cadevano nel tranello arrivando scommettere i risparmi di una vita, “bruciandoli letteralmente e scivolando progressivamente in uno stato di prostrazione psicologica che li legava ancora di più ai truffatori, nella speranza di riprendersi dalle inevitabili perdite”, racconta la Guarda di finanza di Venezia che ha scoperto questo sistema di truffe e i suoi autori. Truffe definite “boiler room” con riferimento al locale caldaia perché mettono sotto pressione l’investitore. In realtà, il denaro veniva utilizzato, mediante servizi di pagamento non autorizzati, per il saldo di fatture emesse da imprese comunitarie ad aziende ucraine e russe e dell’Europa orientale. I guadagni illeciti intanto venivano diluiti, reinvestendoli, cancellandone le tracce e travasandoli in ulteriori conti societari, fino a farli scomparire, grazie a professionisti titolari di società svizzere e dei Caraibi. Che erano il terzo livello dell’organizzazione della truffa: facevano girare ulteriormente il denaro rispendendolo agli ideatori del sistema in Israele e nell’Europa orientale. Ma appunto la Gdf di Venezia, sotto la guida della Procura di Pordenone, ha scoperto tutto e denunciato 54 soggetti di nazionalità ucraina, serba, ceca, ungherese, russa ed israeliana (nessun italiano al momento risulta indagato).

I reati contestati sono associazione per delinquere transnazionale finalizzata ai reati di truffa aggravata, abusiva raccolta del risparmio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e riciclaggio. Le società riconducibili ai 54 denuncianti erano in Scozia, Ucraina, Isole Marshall, Serbia, Estonia, Inghilterra, Saint Vincent e Grenadine, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Israele e Ungheria. Era prevista la periodica, sistematica apertura e chiusura di società con conti correnti per evitare i controlli e comunque al primo segno di pericolo. Ed è stato chiesto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di quasi cinque milioni e mezzo di euro, frutto dei raggiri. L’indagine della Gdf è partita dall’analisi dei flussi finanziari evidenziati dalle segnalazioni di operazioni sospette collegate a sistemi di pagamento e piattaforme informatiche create ad hoc nel settore del Foreign Exchange, cosiddetto “Forez”, il mercato valutario internazionale non regolamentato, nonché del mercato azionario internazionale. In particolare, le piattaforme utilizzate per la truffa, elenca la Gdf in una nota sono: www.toptrade.fm, www.alphacapital.fm, www.globalfxm.com, www.novuscm.com, www.grandfxpro.com, www.dax-300.com. Per la Gdf “un particolare cenno merita il profilo dei 141 truffati” finora indentificati (ma, il numero delle vittime, anche stranieri, è superiore), dislocati praticamente in tutta Italia (34 nel Triveneto): “Non si tratta, infatti, di persone sprovvedute o con un basso grado di istruzione”, ma “molto spesso” di “liberi professionisti, talvolta dell’area economico-legale, certamente facoltosi” in quanto hanno potuto “investire decine se non centinaia di migliaia di euro, spesso anche con pregressa esperienza di investimenti azionari”.

Le indagini, svolte anche all’estero tramite rogatorie internazionali (in particolare in Ungheria e Svizzera) promosse dalla Procura di Pordenone, nonché con la la cooperazione internazionale di Polizia veicolata coordinata dal dal Comando generale delle Fiamme gialle Corpo, oltre a perseguire i responsabili della truffa, sono tese al recupero delle somme, operazioni “tuttavia particolarmente complesse e di esito incerto anche tenuto conto dell’attuale conflitto in Ucraina, ove sono localizzati la maggior parte dei soggetti indagati”.