Chi lo avrebbe mai detto? Il desiderio più irrefrenabile di tutte le mamme di adolescenti patiti dei videogames è diventato realtà. ‘Smettila di stare davanti al computer, esci di casa’, è uno dei ritornelli di generazioni di genitrici in ansia. Mai si sarebbero immaginate che la realtà del gioco virtuale per eccellenza potesse essere scalzata da un’altra realtà virtuale, quella di una caccia a cielo aperto ai celeberrimi mostriciattoli nipponici pokèmon, che da venerdì scorso, grazie ad una app gratuita della Nintendo, girano liberi per tutte le vie del mondo in attesa di essere catturati ed ‘allevati’.
Il suo successo il gioco lo deve per prima cosa alla semplicità. Il cacciatore virtuale non deve far altro che attivare il gps e, attraverso una mappa che riproduce il luogo reale della caccia per mezzo della telecamera del telefonino, seguire sullo schermo la comparsa del pokèmon, nascosto di solito in posti conosciuti ed affollati, come una biblioteca o un supermercato.
Tanto per non concedere tregue, un dispositivo portatile chiamato Pokémon Go Plus consentirà ai giocatori di continuare a giocare anche quando non stanno usando il proprio smartphone. Non solo: il dispositivo vibrerà quando ci sono pokèmon nelle vicinanze, anche se non lo stai guardando.
Ma perché piace tanto questo nuovo gioco virale che stana gli adolescenti dalle loro camere? Forse perchè Pokèmon Go è calato nella realtà e nel mondo fisico, e in esso ha definito le regole del gioco. Nonostante i tentativi, al momento falliti, di disprezzarlo ed etichettarlo come l’ennesimo ozioso passatempo adolescenziale, è pur vero che nella pratica i ragazzi si divertono non poco a passeggiare in gruppo sul lungomare per il loro pokèmon safari o a dirigersi di corsa verso un Pokemon raro.
Lasciando perdere facili allarmismi di chi è preoccupato perché gli adolescenti, ma non solo loro, troppo presi dal gioco, possano sbattere contro i muri, chiediamoci invece: qual è il vero limite del gioco, se ne esiste uno? Al momento sta solo nel consumo enorme di batteria. Difficile giocare oltre le due ore. Aggiungiamoci l’utilizzo di non pochi Mb: siamo tra 5 e 10 all’ora. E su questi problemi, per i quali la Nintendo saprà correre ai ripari in tempi brevissimi, viste le azioni che hanno in pochi giorni spiccato il volo in borsa, incombe un’ombra della quale ad oggi nessuno sembra far caso, quella di una spudorata violazione della privacy. Mai prima d’ora grazie ad un gioco virtuale la posizione del giocatore e la sua attività ludica è individuabile con precisione, in ogni parte del mondo ed in qualsiasi momento. Solo un gioco? Forse sarebbe meglio non esserne così sicuri.
Marta Boriero