Non cessano di far discutere i pfas, le sostanze perfluoro-alchiliche che hanno inquinato buona parte delle acque del Veneto. A dar voce alle proprie preoccupazioni sono ora gli agricoltori e gli allevatori veneti, che nei giorni caldi del consiglio regionale straordinario, si sono visti stoppare dalla Regione l’utilizzo delle acque dei pozzi per le proprie attività. Che non sono poche se si pensa alla vastità dell’aera interessata da questo inquinamento, più di 150 km tra le province di Padova, Verona e Vicenza.
Sebbene questa emergenza fosse nota a chi di competenza già dal 2013, solo la settimana scorsa la regione Veneto ha inviato alle Ulss di competenza delle varie provincie le linee guida che vietano l’uso delle acque dei pozzi in agricoltura innescando forti timori in chi nell’indotto agro-alimentare veneto ci lavora, paventando gravi ripercussioni economiche per un settore che già risentiva di una contrazione economica a causa della crisi e che ora deve fare i conti con questa nuova tegola
“Siamo sinceramente preoccupati, perché non avendo dati ufficiali, non sappiamo come dobbiamo agire nel nostro territorio” lo ha dichiarato ai microfoni del Tgr 3, Claudio Zambon vicepresidente coltivatori diretti di Vicenza, che si vedono ora costretti a reperire l’acqua potabile per dar da bere alle proprie bestie e irrigare i propri campi.
Dopo le ordinanze comunali che imponevano ai cittadini l’accollo delle spese di verifica del livello di pfas nei propri pozzi arrivando in alcuni casi a 36000 ng/lt contro i 500 ng/lt (valore di performance suggerito), con successivo divieto di utilizzarla, tocca ora agli allevatori sottostare a questo divieto. La reperibilità dell’acqua viene garantita dagli acquedotti che i gestori hanno già provveduto in alcune zone a implementare e integrare con appositi filtri a carboni attivi, i cui costi ricadono sulla popolazione nelle bollette stesse come hanno dichiarato i consiglieri di minoranza Cristina Guarda e Manuel Brusco.
Nonostante la mozione approvata in regione per contrastare l’inquinamento da pfas che ha colpito il Veneto, sale la preoccupazione per la propria salute tra gli abitanti delle province di Padova, Verona e Vicenza colpite da questa emergenza, perché a tutt’oggi in Italia non esistono valori limiti stabili per legge e le rassicurazioni degli assessori regionali all’ambiente e alla sanità non hanno convinto tutti, o hanno convinto poco.
Al termine del consiglio regionale straordinario l’assessore alla sanità Coletto commentava “Non ammetto, come invece è stato fatto, che si sia tentato di fare dietrologie di cattivo gusto” riferendosi all’attacco da parte della minoranza dell’operato dei propri tecnici di cui si fida al centopercento.
Torna ora a farsi sentire la Regione che in un comunicato stampa annuncio l’impiego della tecnologia per monitorare terreni ed acque, attraverso una convenzione firmata pochi giorni fa tra le agenzie regionale Avepa e Arpav, competenti rispettivamente in materia di agricoltura e ambiente.
Attraverso la post-elaborazione effettuata da Avepa delle immagini catturate dal drone, è infatti possibile restituire ortofoto e dati aerofotogrammetrici attraverso i quali elaborare informazioni su tali fenomeni, consentendo di intervenire in modo più puntuale, rapido ed efficace per il contenimento dei danni ambientali e dei rischi per la salute delle persone e degli animali.
“Grazie alla tecnologia sarà quindi possibile non solo intervenire a seguito di fenomeni come quelli in atto in questi giorni” sottolineano gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente “ma soprattutto prevenire rischi e pericoli per l’ambiente e la salute ricorrendo all’elevata precisione, alla rapidità di rilevamento ed alla quantità di informazioni che il drone è in grado di garantire. Anche in questo settore il Veneto dimostra di perseguire obiettivi di eccellenza che lo pongono, sul piano tecnologico, ad un livello di efficienza nel governo del territorio difficilmente riscontrabile in altre realtà italiane”.
C’è da sperare che in Regione tutelino una propria risorsa economica del territorio, nonché di qualità, come il settore agro-alimentare ha sempre dimostrato di essere, diventando un fiore all’occhiello nell’economia regionale e nazionale.
Paola Viero