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Perchè mamma Cecilia è la nostra eroina e il Ministro alla Disabilità la vuole incontrare

Quanto accaduto alla famiglia del 24enne disabile, invitata a mettersi in una saletta separata e con vetri oscurati come soluzione che un’albergatrice di San Martino di Castrozza (TN) ha trovato perchè  “stava dando fastidio nella sala ristorante dove stavano mangiando”, ha indignato l’Italia. E anche il Governo Meloni, tanto che la ministra alla Disabilità Alessandra Locatelli ha deciso di incontrare la mamma di Tomasso,  Cecilia Bonaccorsi . La donna è stata coraggiosa a denunciare un episodio che altri genitori forse avrebbero incassato in silenzio. Perchè non è facile parlare di come si vive quando sei in giro per strada e molti si girano a guardare il tuo ragazzo disabile con pietismo. Sono pugnalate al cuore per un genitore, ma nel 2023 questo accade al supermercato, al ristorante (per chi ha il coraggio di andarci) e anche durante una passeggiata. Capita spesso che i ragazzi autistici siano destinatari di risatine di scherno per quel loro modo di comportarsi ‘bizzarro’: cantare fuori contesto, non saper modulare il tono di voce, esprimersi in maniera stentata come se un uomo adulto avesse la comunicazione di un bambino di 3 anni. E se non sono risate di scherno, spesso sono sguardi di curiosi, che non sanno che esistono delle disabilità mentali di un certo tipo, in corpi che la natura ha creato perfetti. Comportamenti da parte della gente comune che non sono emblema di cattiveria o mala fede, ma sono dovuti all’ignoranza di chi è convinto che handicap sia solo la persona in carrozzina o con le stampelle. Per questo la mamma di Tommaso, affetto da un’invalidità grave ha denunciato questa discriminazione sui social: “Un hotel in Trentino voleva farci spostare di tavolo perché mio figlio è disabile-  ha raccontato su Facebook- . Degli ospiti della sala ristorante erano infastiditi dalla sua presenza e se ne sono lamentati con l’albergatrice che ci ha proposto di prendere i pasti successivi in una saletta separata dai vetri ambrati oscurati. Lo ha proposto a noi e non a loro… Mio figlio è stato trattato come un cane non ammesso nella sala ristorante comune. Ovviamente siamo ripartiti perché non è piacevole restare dove non si è graditi. Vacanze rovinate e tanto ma tanto amaro in bocca“. Probabilmente, quegli albergatori non potevano immaginare il polverone mediatico, che li ha investiti. Sono stati destinatari di messaggi social molto severi che fanno capire che se abbiamo una parte di società ancora ignorante su certi temi, ve ne è una molto sensibile e preparata. Se ci sono classi in cui certe mamme non vogliono che i loro figli vengano distolti da ragazzi autistici iperattivi e spesso rumorosi, vi è un’alta percentuale di mamme e papà che vogliono che i loro figli facciano un’esperienza di convivenza con coetanei disabili. Le statistiche dicono che bambini e ragazzi che hanno avuto compagni di scuola disabili hanno una sensibilità e una educazione migliore di quelli che non lo hanno fatto. Certamente, se quell’albergatrice e quei clienti che hanno avvertito disturbo da Mattia avessero avuto un’esperienza passata e vicina con un ragazzo disabile, non avrebbero reagito come hanno fatto: da insensibili, da cinici, da senza cuore e da miseri. Brava quindi, mamma Cecilia, che ha denunciato perchè ora tutta Italia ne sta parlando. E se qualcuno non lo sapeva, ora sa che esistono dei ragazzi disabili che non sono dei molestatori di alberghi e ristoranti, ma sono nati sotto quella stella della diversità, che ha procurato loro dei comportamenti rumorosi di cui non hanno assoluta colpa. Un autistico che dalla natura è stato inibito nelle sue capacità di relazione, non ha sviluppato un modo di esprimersi adeguato e ahimè, molto spesso emette suoni senza senso che sono ecolalie o tentativi di farsi comprendere. Cosa devono fare? Devono stare rinchiusi in casa? I loro genitori come devono comportarsi?

Ad intervenire, dopo che la notizia è rimbazata sui social e sulla stampa, è la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli: “Spero di poter presto incontrare la mamma e il ragazzo che hanno denunciato questo episodio. La disabilità non è un problema di una persona o di una famiglia, ogni comunità e tutti insieme abbiamo delle responsabilità ogni giorno nel rispetto di tutti, in particolare delle persone più fragili. Se le cose sono andate davvero così, è un comportamento incivile. Mi auguro che nessuno debba mai più essere umiliato in questo modo. Se ci stiamo indignando tutti per quanto accaduto possiamo riuscire a cambiare il punto di vista dal quale guardare”.

Natalia Bandiera