Tutto chiuso a Natale a causa del Covid sarebbe un danno incommensurabile, manderebbe in fumo 25 miliardi di spesa delle famiglie e inciderebbe sulla tenuta emotiva delle persone ormai esasperate. E’ quanto emerge dal Rapporto Censis-Confimprese ‘Il valore sociale dei consumi’, che indica nel Natale l’orizzonte massimo di tenuta psicologica degli italiani di fronte a nuove restrizioni.
A fine anno, a causa della seconda ondata di vincoli in aggiunta al primo lockdown, si stima un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un taglio potenziale di 5 milioni di posti di lavoro.
Il solo retail subirà una sforbiciata di 95 miliardi di fatturato (-21,6%) e nel comparto si rischia la perdita di oltre 700.000 addetti.
Il lockdown a Natale cancellerebbe il desiderio di vacanze di oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno si sono messi in viaggio proprio nel periodo delle feste di fine anno. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alla necessità di fare tutto il possibile per evitare il lockdown di Natale che rappresenta l’appuntamento più importante per i consumi delle famiglie come evidenziato dal Censis.
A pagare il prezzo più salato sarebbero le strutture impegnate nell’ alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir secondo l’analisi della Coldiretti che sottolinea il duro colpo per il sistema economico con una perdita stimata di 4,1 miliardi solo per i turisti nazionali. Si tratta di un’ipotesi che – continua la Coldiretti – rischia purtroppo di trasformarsi in realtà con un forte rallentamento nelle prenotazioni ma anche con la cancellazione di molti eventi legati al Natale nelle località turistiche, a partire dai tradizionali mercatini che rappresentano per molte imprese una importante opportunità commerciale.
A rischio c’è un tessuto produttivo già duramente provato – conclude la Coldiretti – da una estate che ha lasciato un buco da 23 miliardi nei conti turistici nazionali per il calo delle presenze italiane e l’assenza praticamente totale degli stranieri. Si stima peraltro – conclude la Coldiretti – che 1/3 della spesa turistica di italiani e stranieri in Italia sia destinata all’alimentazione.