Sms e messaggini su whatsapp per comunicare variazioni di orari di lavoro agli infermieri della Sanità pubblica. E’ una nuova moda, che si sta diffondendo nelle Ulss venete e che ha messo in allarme i sindacati di Cgil e Uil, che considerano questa pratica “invasiva” per la privacy degli infermieri e poco sicura da un punto di vista professionale.
“Se un infermiere o un dottore si ammala viene chiamato un altro collega al lavoro con un messaggio su Whatsapp o con un sms – hanno spiegato i sindacati, citando un fatto accaduto proprio in Veneto – La tecnologia aiuta, ma è pure molto invasiva. D’altro canto, se uno non avesse il cellulare, il problema sarebbe risolto. Ma come si fa a rinunciare?”
Il sindacato si sta quindi muovendo per trattare con le Ulss locali per porre fine a questa pratica. “La questione è scoppiata in varie Ulss della Regione e tutti lamentano più o meno gli stessi problemi, perché gli organici sono stretti e il lavoro sempre più caotico e stressante – affermano da Cgil e Uil, che in primis denunciano la mancanza di rispetto per gli infermieri che vengono disturbati via messaggio fuori dall’orario di lavoro – ma a tutto c’è un limite. La qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini non deve eliminare la qualità della vita degli operatori”.
Sono Marco Busato della Fp Cgil e Francesco Menegazzi della Uil Fp a chiedere un confronto con l’Ulss al fine di definire una modalità trasparente per le comunicazioni su cambi di turno e chiamate al lavoro, evitando il rischio di tensioni tra colleghi che, con questi messaggini, diventano reperibili praticamente 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno. “Una trattativa l’abbiamo già avviata da qualche mese – afferma De Rossi – e torniamo a invitare Cgil e Uil a parteciparvi: l’unione fa la forza. I punti salienti della bozza di regolamento proposta dalla Cisl sono: niente richiami senza consenso del lavoratore, no all’utilizzo di WhatsApp, regole chiare per la copertura delle assenze per malattia e, infine, un giusto indennizzo economico per il mancato riposo”. Sono anche gli infermieri del Coina (Coordinamento Infermieristico Autonomo) a denunciare il metodo delle comunicazioni via sms o whatsapp come non adatto, in quanto “ci sono stati segnalati anche alcuni casi dove hanno richiamato in servizio degli infermieri con un semplice messaggio WhatsApp, senza avere una risposta di conferma, considerando la doppia spunta verde sulla chat come convalida. In questi casi non è scattata nessuna contestazione disciplinare ma il rischio a nostro avviso è molto alto”.
Il caso
Il caso più eclatante dei disagi che possono derivare da comunicazioni professionali fatte in modo ‘amichevole’ è stato registrato nel dicembre del 2017 a Roma, con un infermiere sanzionato per non aver rispettato il cambio di turno previsto per il giorno dopo. Dopo un mese, l’infermiere ha ricevuto una contestazione disciplinare che sottolineava un “comportamento negligente per non aver ottemperato ad un ordine di servizio”, estromettendo però dal richiamo la modalità con cui era stata posta la richiesta di variazione del turno.
A.B.