Nell’ospedale di comunità di Montecchio Precalcino gli esami urgenti si fanno sul posto, h24, e i pazienti non dovranno più essere trasferiti in ospedale.

Una nuova attivazione da parte della Ulss7 Pedemontana, che ha dato il via al servizio sia a Montecchio che a Marostica (per il Distretto 1) dove è stato allestito un laboratorio Point Of Care Testing (POCT) per l’esecuzione sul posto degli esami urgenti o emergenti, per i quali prima si rendeva necessario il trasporto dei campioni negli ospedali di Bassano e Santorso.

Alla presentazione non è voluta mancare Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità.

“Il servizio è stato attivato per garantire una presa in carico sempre più appropriata ed efficace sul territorio, ottimizzando i tempi di cura e riducendo i disagi per i pazienti – hanno spiegato dall’azienda sanitaria – Si tratta di un innovativo progetto sperimentale per la creazione di un sistema diagnostico per analisi decentrate (definito Point of care Testing, POCT) negli ospedali di Comunità di Marostica e Montecchio Precalcino, con un investimento complessivo di circa 100mila euro per supportare entrambe le residenze per 6 mesi”.

In ciascuna delle due strutture territoriali è stato allestito un laboratorio con apparecchiature e altre dotazioni in grado di eseguire un’ampia serie di esami diagnostici e di monitoraggio, in particolare alcuni parametri fondamentali per fare fronte ad una urgenza clinica, senza la necessità di trasferire il paziente negli ospedali per acuti di Bassano e Santorso. Grazie al progetto, infatti, i pazienti ospitati, spesso anziani a basso rischio di peggioramento, potranno d’ora in poi essere gestiti direttamente negli Ospedali di Comunità, evitando loro i disagi connessi allo spostamento e allo stesso tempo accelerando i tempi per un’eventuale diagnosi e avvio della terapia.

Gli esami e il modello organizzativo

I test che possono essere eseguiti h24 sono l’emocromo, esami per valutare la funzionalità renale ed epatica, la glicemia, la ionemia, il dosaggio delle proteine della fase infiammatoria acuta, la coagulazione, l’esame urine, l’emogas per valutare la saturazione di ossigeno e l’equilibrio acido-base nel sangue e altri indicatori utili per il controllo clinico del paziente.

Ad eseguire gli esami sono gli infermieri degli Ospedali di Comunità: tutte le apparecchiature implementate sono già comunemente utilizzate nei reparti o richiedono competenze tipiche della loro professione. L’attività di formazione è stata svolta dagli specialisti dei fornitori delle apparecchiature installate e dai tecnici del Laboratorio Analisi e il controllo di qualità e la validazione dei risultati vengono effettuati dal Laboratorio Centrale mediante collegamento in rete.

Le analisi vengono eseguite sul posto, senza la necessità di trasportare provette e campioni, ma i referti sono prodotti per via telematica dal Servizio di Medicina di Laboratorio degli ospedali di Bassano e Santorso, dove vengono firmati e quindi inseriti nel database aziendale.

“Questo modello organizzativo è il primo passo verso la Medicina di Iniziativa, che ha l’obiettivo di supportare le cure primarie erogate nel territorio o nelle strutture intermedie in modo che i presidi ospedalieri possano gestire più adeguatamente i pazienti acuti – ha spiegato Antonio Antico, direttore del Servizio di medicina di Laboratorio – Il sistema diagnostico consente al medico dell’Ospedale di Comunità o quello di Continuità Assistenziale di eseguire subito i test che ritiene opportuni, in modo mirato e H24, e una volta ottenuto il referto definire l’approccio terapeutico più efficace. È una sorta di ‘salute a km zero’, nel senso che sia il prelievo del sangue, sia l’analisi dei risultati, sia la terapia più indicata saranno ricevuto dal paziente all’interno della struttura in cui è già ospitato, evitando un viaggio fino al Pronto Soccorso, con tutti i disagi che ne conseguono. Sicuramente l’infrastruttura telematica prevista, che consente al Laboratorio Centrale di certificare la qualità analitica del dato, assicurare supporto nell’interpretazione dell’esame, di tracciare e di archiviare l’esame eseguito nel nostro sistema informatico, rappresenta un valore aggiunto per il progetto”.

I vantaggi

“I benefici di questo innovativo modello organizzativo sono numerosi e su più fronti – ha sottolineato Bortolo Simoni, commissario della Ulss7 Pedemontana – Per il paziente non vi sono più i disagi legati al trasferimento e in generale significa un miglioramento del percorso assistenziale. Ma anche a livello di sistema sanitario vi è un notevole beneficio, con un minore aggravio di lavoro sui reparti per acuti. In generale, l’appropriatezza del ricovero significa anche un migliore utilizzo delle risorse strumentali e di personale, anche dal punto di vista economico per la sanità pubblica”.

I numeri fanno capire l’entità dei vantaggi previsti: considerando i 40 posti letto complessivi negli Ospedali di Comunità di Marostica e Montecchio Precalcino e il numero medio di trasferimenti di pazienti verso gli ospedali di Bassano e Santorso per esami, la percentuale stimata di pazienti per i quali, in caso di mutamento del quadro clinico, d’ora in poi sarà possibile il trattamento in loco mediante l’utilizzo anche di un appropriato supporto laboratoristico è stimata nel 10%, corrispondente a oltre 140 pazienti l’anno, con un risparmio di oltre 1.400 giornate di degenza in strutture per acuti. In questa fase sperimentale, il progetto avrà una durata di 6 mesi, al termine della quale saranno verificati i benefici ottenuti in termini di numero di esami svolti negli Ospedali di Comunità, riduzione dei trasferimenti di pazienti e quindi degli accessi in Pronto Soccorso e delle giornate di ospedalizzazione nelle strutture per acuti.

di Redazione Altovicentinonline

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