Il pandoro-gate e la polemica che vede protagonista Chiara Ferragni avrà conseguenze per il settore della beneficenza? Per le associazioni di fundraising la risposta è no. A dirlo, al Festival del Fundraising, sono Rossano Bartoli, presidente della Lega del filo d’Oro e Luisa Bruzzolo, direttrice generale di Lilt Milano Monza Brianza.
“Effetti così negativi non li vedo- dice il primo- questa situazione mette maggiormente in attenzione sia noi delle organizzazioni sia l’opinione pubblica. Credo che questa sappia valutare le cose che vengono raccontate e se vengono raccontate nel modo giusto. E se quello che si dice si può mantenere”. Dello stesso parere la Bruzzolo: “Non credo ci saranno effetti boomerang, credo ci siano per gli attori in gioco ma non più di tanto per il terzo settore. Spero ci sia un effetto di maggior consapevolezza da parte dei donatori e dei consumatori, che si preoccuperanno un po’ di più di andare a vedere cosa c’è dietro un prodotto che si dichiara solidale e dall’altra una maggiore tensione da parte delle organizzazioni di elaborare il miglior accordo possibile con le aziende. Spero che quest’ultime sentano sempre di più il bisogno della figura del foundraiser che diventa garante della bontà dell’operazione”.
IL CASO BALOCCO-FERRAGNI E LA “COMUNICAZIONE INGANNEVOLE”
Quella tra Balocco e Chiara Ferragni viene definita ‘singolare’ perché sembra chiaro, secondo la Bruzzolo, che ci sia stata “una comunicazione ingannevole e mendace. Sul pandoro era riportata la scritta ‘Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita’, ma l’influencer non ha donato un euro ai tempi”.
Come è andata è agli onori della cronaca, la donazione iniziale è stata fatta da Balocco – nella cifra di 50mila euro- per sostenere l’ospedale torinese nella cura dell’osteosarcoma, il tumore più comune tra quelli primitivi delle ossa che si manifesta soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Per questa iniziativa di co-branding, la Ferragni e la sua azienda è stata pagata un milione di euro. Ora, dopo la maxi multa data dall’Antitrust, tutti i contratti sono al vaglio delle autorità e della Guardia di Finanza che valuteranno eventuali illeciti.
“Le persone e i consumatori hanno acquistato il pandoro pensando di contribuire a una causa ma non era cosi. È stato un caso- spiega la direttrice di Lilt- di mancanza di trasparenza che si è ritorto come un boomerang sia nei confronti dell’azienda, sia nei confronti della testimonial. Bisogna stare attenti a questi effetti. La trasparenza è una regola base, ci si dà un obiettivo economico e lo si dichiara. È importante anche il concetto della partnership, nei termini di mutuo rispetto e il mutuo beneficio. E l’integrità”.
E aggiunge: “Noi fundraiser spesso facciamo questo errore. Quando incontriamo un’azienda che vuole darci soldi ci mettiamo in una posizione di soggezione perché pur di fare budget siamo disposti anche quello che non dovremmo”