“Cresce il numero di test e report che testimoniano la presenza di livelli elevati di sostanze tossiche nei capi d’abbigliamento commercializzati da alcuni colossi cinesi, tra cui Shein. Recentemente la testata tedesca Oko-Test ha effettuato alcune analisi, rilevando tracce di piombo e cadmio, antimonio tossico e dimetilformammide in alcuni capi. Dai test è emerso, inoltre, che alcune scarpe contenevano livelli elevatissimi di ftalati, un avalore superiore di 15 volte al limite della direttiva europea Reach”. È quanto si legge in una nota diffusa da Federconsumatori.
L’associazione ricorda che “sono sostante potenzialmente dannose per chi le indossa, in grado anche di causare anche malattie dell’epidermide, fino a incidere sulla fertilità e sullo stato di salute. Anche i test condotti sulla resistenza dei prodotti, in particolar modo le scarpe, hanno lasciato molto a desiderare: riporta sempre Oko-Test che ‘un paio di pantofole leopardate da donna sono durate appena 14mila passi prima di rompersi'”. “Per quanto riguarda soprattutto le sostanze chimiche contenute nei capi- evidenzia Federconsumatori- si tratta di una pericolosa minaccia per la salute dei consumatori, su cui chiediamo alle istituzioni italiane ed europee di fare chiarezza”. Da tempo Federconsumatori è impegnata al fianco dell’Associazione tessile e salute per proteggere la sicurezza dei consumatori: approfondendo la questione è emerso che in Europa vi è una crescita esponenziale del volume di queste merci, che ogni giorno arrivano a bordo di aerei cargo, con conseguenze notevoli anche sull’ambiente. I controlli su queste merci sono effettuati a campione e spesso le aziende scelgono di far sbarcare le merci laddove le verifiche possono risultare meno rigide.
“Una volta che le merci arrivano in Italia, poi, i dubbi e le lacune in materia sono molti- prosegue il testo- per questo chiediamo al ministero della Salute chiarimenti e opportuni interventi di tutela. In particolare, vorremmo conoscere se esiste in Italia un controllo sistemico sulle sostanze pericolose nel comparto tessile; se esiste un laboratorio di analisi secondo livello per le controprove previste dalla legge in caso di sequestro prodotti; se esiste un osservatorio dermatologico specifico e aggiornato per le reazioni allergiche da prodotti tessili e, infine, come mai il sistema Rapex, il sistema di allerta rapido per bloccare prodotti non conformi, nel tessile è meno attivo in Italia che nel resto d’Europa”.
Federconsumatori informa poi che “avvieremo opportune interlocuzioni con il ministero, al fine di verificare l’attività su tali aspetti e predisporre tutte le forme di prevenzione e tutela necessarie”. “Ai consumatori consigliamo attenzione e responsabilità: il prezzo non è tutto. I rischi che si nascondono dietro la fast-fashion sono molteplici, a partire dallo sfruttamento dei lavoratori, anche minori, e dall’impatto sull’ambiente, determinato non solo dal gran numero di km di trasporto, ma anche dalle microplastiche e dalle sostanze che questi prodotti rilasciano. Le scelte che compiamo sono importanti- conclude Federconsumatori- impariamo a farle valere e a richiedere la giusta qualità”.