Nella notte del 9 maggio del 1978, mentre le Brigate Rosse assassinavano Aldo Moro, una carica di tritolo massacrava Peppino Impastato. Quello che rimaneva del suo corpo, venne rinvenuto sui binaria di una ferrovia in Sicilia.
Nato a Cinisi,in provincia di Palermo da una famiglia mafiosa, ancora ragazzo Giuseppe Impastato , detto ‘Peppino’ arrivò ai ferri corti con il padre, di cui rinnegava le connivenze e iniziò una vera e propria battaglia politico-culturale antimafiosa. Nel 1965, a 17 anni – riporta il sito giornalistiuccisi.it – fondò il giornalino L’Idea Socialista e condusse le lotte dei contadini, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 diede vita a Radio Aut, emittente libera autofinanziata con cui denunciò i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e della vicina Terrasini; il programma più seguito era Onda Pazza, trasmissione in cui ‘Peppinò (con questo diminutivo viene oggi ricordato come un simbolo) sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria. Quando morì aveva 30 anni. Dapprima si parlò di atto terroristico in cui l’attentatore era rimasto ucciso, poi di suicidio. Grazie anche all’attività del Centro Impastato venne infine individuata la matrice mafiosa del delitto
La Casa Memoria di Peppino e Felicia Impastato a Cinisi riaprirà i battenti il prossimo 18 maggio. «Abbiamo perso i nostri amici e punti di riferimento a Cinisi, e che non rivedremo mai più. In questo modo vogliamo fare una promessa: da domani in poi inizierà per noi e per tutti il conto alla rovescia per arrivare al 9 maggio 202, ha detto Giovanni, fratello del giornalista ucciso dalla mafia, nel confermare per il prossimo anno gli appuntamenti saltati a causa dell’epidemia da Coronavirus.