Oltre 160 racconti dei fatti delle molestie subite. Oltre 500 segnalazioni di molestie. L’associazione ‘Non una di meno’ sta raccogliendo tutte le segnalazioni, i video e le foto dei presunti episodi di molestie durante l’Adunata nazionale degli Alpini, per “valutare la procedura legale più opportuna da adottare collettivamente”.
UN SUPPORTO LEGALE PER CHI DENUNCIA LE MOLESTIE
Come spiega sui social, “non consideriamo necessario che ci siano delle denunce per credere alla verità delle molestie, sappiamo che sono accadute, molte più di quelle che sono arrivate a noi”. Tuttavia, proprio le denunce “possono essere uno strumento in più perché le molestie che si ripetono a ogni adunata non possano essere ignorate come in passato”. Così l’associazione mette “a disposizione di chiunque voglia denunciare un supporto legale“, condividendo le linee guida per farlo in autonomia.
Da qui l’appello inviare materiali all’e-mail nonunadimeno.rimini@gmail.com. Le informazioni per presentare una denuncia in autonomia suggeriscono di avere con sé una memoria di supporto scritta a computer con dati anagrafici percorso fatto e luogo in cui è accaduto il fatto, descrizione dell’autore e di gesti e parole, data e ora, eventuali testimoni e foto, video, messaggi o chiamate che aiutino a ricordare e che possano essere visualizzati ed eventualmente utilizzati come prove.
FICO: “INACCETTABILE, PAESE FORTEMENTE MASCHILISTA”
“Quello che è successo a Rimini deve far riflettere perché siamo un Paese ancora troppo e fortemente maschilista. Maggiore gravità o minore gravità nelle frasi che sono state dette alle donne o le molestie che hanno subito a Rimini, trovo che sia assolutamente inaccettabile. Non è una cosa che va sottovalutata e a tutte le donne che si trovavano lì e hanno subito qualsiasi tipo di molestia verbale, psicologica o fisica vadano a denunciare perché le istituzioni sono con loro senza dubbio e io sono con loro. Questo Paese è troppo maschilista ed è una cosa fastidiosissima”. Così Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati, a margine dell’assemblea pubblica degli Industriali di Napoli.
CENTRI ANTRIVIOLENZA: “I NUMERI DI RIMINI SONO SOTTOSTIMATI”
Sono almeno 150 i racconti di molestie e violenze subite da donne e ragazze, avvenuti nel weekend a Rimini durante l’adunata degli Alpini. “Una cifra enorme” di storie e segnalazioni raccolte dai centri antiviolenza “Rompi il silenzio” e “Non una di Meno Rimini” che hanno messo a disposizione i loro canali social e i propri contatti per dare spazio e voce a tante e donne e ragazze, anche per “valutare la procedura legale più opportuna da adottare collettivamente“.
Ma il numero degli episodi spiacevoli avvenuti nel fine settimana a danno delle donne è sicuramente sottostimato “se si pensa a quante non hanno segnalato perché non sapevano che si potesse farlo su una pagina dedicata – spiegano dal coordinamento dei centri antiviolenza del riminese – perché volevano dimenticare e basta; perché, come capita spesso in questi casi, provano vergogna come se fosse colpa loro“.
Eppure, “non era difficile prevedere questa violenza – proseguono le attiviste – in occasione della precedente adunata, a Trento, era accaduto più o meno lo stesso. La violenza che nel gruppo si ammanta di ‘goliardia’, le donne che scoprono improvvisamente ostili le loro strade. Donne pesantemente apostrofate che fingono un sorriso mentre si allontanano in fretta pregando di non essere seguite. Donne molestate fisicamente, donne spaventate. Ragazze che cercano rifugio nei portoni rimasti aperti”.
Ma quello che poi è avvenuto a raduno finito, “è anche peggio – puntano il dito dai centri antiviolenza – difese d’ufficio dell’intero corpo degli Alpini che nessuna si è mai sognato di accusare in quanto tale, o della manifestazione stessa, che c’entra ancora meno. Non è stare in un gruppo, per quanto nutrito, che legittima la violenza di branco. Non è un’adunata che di per sé determina lo scatenarsi della bestialità”.
Purtroppo “questa violenza è profondamente inscritta nella cultura quotidiana di tutte e di tutti – sottolineano dal coordinamento dei centri antiviolenza del riminese – il maschilismo patriarcale più bieco non è solo di quegli Alpini, è di quei cittadini che minimizzano e negano, protestando per la ‘brutta figura’ che farebbe la città o, in alternativa, che farebbe il corpo degli Alpini”. Tutto questo ricorda fin troppo bene parole già sentite dalle donne: “I panni sporchi si lavano sempre in famiglia, svergognata che non sei altro; Come si permette la Tua libertà, come osa la Tua dignità rovinarci la festa”.
Eppure: “Conosciamo questa canzone – concludono dai centri antiviolenza – ce l’hanno cantata fin troppe volte. Ma è ora di respingerla al mittente. Non c’è nulla che valga la libertà e la serenità di una sola donna, figuriamoci di 150“. I Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna, da Rimini a Piacenza, “sono qui, come sempre, a sostenere le donne. Guastafeste per altre guastafeste. Insieme”.
‘RUCCO: SOLIDARIETA’ AD ALPINI, MA ANCHE A DONNE MOLESTATE’
Il Presidente della Provincia di Vicenza Francesco Rucco è chiaro e va dritto al punto, a nome degli enti che rappresenta e dei tanti sindaci vicentini che in questi giorni lo stanno contattando.
“Lo ribadisco senza esitazioni -afferma Rucco- il nostro territorio deve tanto agli alpini, al loro coraggio in tempo di guerra e alla loro passione in tempo di pace. Gli alpini ci sono sempre quando abbiamo bisogno di una mano ed è nostro dovere come Istituzioni ringraziarli sempre.”
Il presidente della Provincia più alpina d’Italia non si tira però indietro neppure davanti ai casi di molestie che si sono verificati all’adunata di Rimini. “Ci sono stati episodi di molestie e di mancanza di rispetto nei confronti delle donne -dichiara Rucco- non importa quanti e non importa se seguiranno denunce, ciò che conta è che sono successi. Come si stanno verificando a Torino in occasione dell’Eurovision Song Contest, come si sono verificati a Milano a Capodanno e come purtroppo si verificano sempre quando ci sono altre concentrazioni di persone. Anzi, di “branchi”. Perché il problema è proprio questo. E’ un problema culturale, di educazione.”
“Il problema non sono gli alpini -chiarisce Rucco- e ha fatto bene il presidente nazionale degli alpini Sebastiano Favero a condannare senza mezzi termini, come hanno fatto bene tutti coloro che hanno preso posizione. La migliore solidarietà che possiamo dimostrare alle donne è non sottovalutare, perché sottovalutare è già giustificare.”
“Gli alpini sono persone perbene -conclude Rucco- sono promotori della tradizione di solidarietà della nostra terra, custodi dei nostri valori tra cui c’è il rispetto per le persone. I veri alpini sono gentiluomini e sono certo che saranno loro stessi a difendere la penna nera anche allontanando chi non è degno di tenerla in testa. Non è vietando le adunate che si risolve il problema. Non è vietando gli assembramenti, ma vigilando, tutti, perché non si verifichino eccessi. Altrimenti avranno vinto loro, quelli delle prevaricazioni. Che non sono alpini.”