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Le famiglie Arcobaleno: “I nostri figli non sono reato universale”. La storia di Cristiano ed il suo bambino di 2 anni

“Siamo orgogliosi del percorso che ci ha portato ad avere nostro figlio e agli esponenti del governo che criminalizzano la gravidanza per altri chiediamo di venire a conoscerlo, trovando il coraggio di dirgli negli occhi che è figlio di un reato universale”. Cristiano Fico è attivista dell’associazione delle Famiglie Arcobaleno che  con l’associazione Luca Coscioni sono scese in piazza a Roma con un flash-mob per chiedere che sia bloccata la proposta di legge avanzata da Fratelli d’Italia, che intende rendere la gravidanza per altri (Gpa) reato universale. La cosiddetta “legge Varchi” infatti attende il voto al Senato. Se approvata, tale norma non solo impedirà a coppie omosessuali e donne single di ricorrere alle cosiddette “madri surrogate” per avere figli, ma anche di accedere a questa pratica all’estero, come hanno fatto Cristiano e il marito Massimiliano due anni fa. L’evento avviene in occasione di un convegno internazionale alla Camera, ma anche della consegna all’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, da parte di una delegazione della Luca Coscioni, di una petizione che ha già raccolto 10mila firme per una legge alternativa, che regolamenta la Gpa. “La nostra storia può essere un esempio” dichiara Cristiano Fico, “perché abbiamo usufruito della Gpa in Canada, dove la pratica non solo è regolamentata ma presenta un aspetto in più: è altruistica”. La legge infatti vieta forme di pagamento sia alla gestante che ad agenzie private e intermediari, per impedire che una esperienza così delicata come la gravidanza diventi occasione di guadagno, attirando anche donne in condizioni di difficoltà economica. Quindi, spiega il papà di Tommaso, tramite piattaforme social, le coppie in cerca di una gestante condividono storie e profili e poi sta alle donne, in piena libertà, contattarle. “Abbiamo atteso due anni che una donna, Sara, ci scegliesse” continua Cristiano Fico, “poi è trascorso un altro periodo di tempo per consocerci, prima di arrivare alla gravidanza. Si è creato un bellissimo rapporto”. Un metodo che solleva critiche non solo dai sostenitori della famiglia tradizionale ma anche tra i movimenti femministi: “Non capisco perché andare contro quelle donne che vogliono autodeterminarsi attraverso questa scelta- commenta Cristiano- che implica generosità ed empatia. Il nostro è stato un viaggio e oggi ci piace dire che abbiamo una seconda famiglia in Canada”. Una volta cresciuto, chiediamo, vostro figlio conoscerà questa storia? “Certo. Già la raccontiamo ai giovani”.

Cristiano e Massimiliano sentono la responsabilità di informare le nuove generazioni nel percorso di genitorialità che nel loro caso è durato quasi dieci anni: “Per tanto tempo abbiamo dato per scontato che per noi fosse impensabile. Poi, abbiamo realizzato che avremmo potuto farlo all’estero, investendo tanto tempo, ma anche denaro, avendo dovuto trascorrere due periodi di tempo in Canada”. L’auspicio è quello di un’Italia che renda le cose più facili, “anche il fatto che la circolare Piantedosi lascia i sindaci liberi di registrare o meno gli atti di nascita dei neonati crea situazioni di disparità”. Quanto alla legge in discussione in Parlamento, “sentiamo che ci sta piombando addosso lo stigma di aver commesso un reato universale. Ma i bambini nati da Gpa sono tantissimi, come lo coppie omogenitoriali. È ora di regolamentare il sistema”. D’altra parte “nella quotidianità non abbiamo problemi. Quando abbiamo portato a casa Tommaso dal Canada, i vicini sono venuti a portarci dei regali”.

Quanto alle donne che scelgono di essere gestanti per altri, “in Canada dopo i 30 anni è un fatto normale e socialmente accettato e riguarda sia donne single che madri di famiglia. Forse, se lo fosse anche in Italia, ci sarebbero meno chiusure”.

A condannare le chiusure è anche Maria Sole Giardini, una donna che a causa di una grave malattia non può avere figli. Pur avendo trovato una madre surrogata in Italia, col marito ha incontrato il no del tribunale per via della legge 40: “E’ stato molto triste- racconta alla Dire- i giudici non hanno neanche voluto ascoltare le motivazioni della donna che volontariamente si stava offrendo di aiutarci”. Da qui, la decisione di andare all’estero, e così è nata un bambina che oggi ha un anno: “Per la prima volta dopo 40 anni mi sono sentita libera di scegliere senza dover dare spiegazioni o parlare della mia malattia. Penso che sia una sensazione normale, che si prova quando quando ti vengono riconosciuti i tuoi diritti”.

Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno  aggiunge: “La legge Varchi è un obbrobrio giuridico ed etico. In Italia abbiamo già tantissimi bambini nati da madri surrogato. Varare una legge che criminalizza il modo in cui sono venuti al mondo crea uno stigma”, e inoltre impedisce di avere figli “a coppie dello steso sesso e donne single”, a fronte del divieto di “adottare o fare ricorso alla procrazione assistita. In Italia solo le coppie eterosessuali sane possono procreare” perché la legge Varchi “penalizza anche le coppie etero con problemi di salute, come la storia di Maria Sole Giardini ci dimostra”. Così, mentre tanti Paesi occidentali “consentono l’adozione, la Gpa e i matrimoni tra coppie dello stesso sesso, l’Italia va indietro, sulla stessa linea dell’Ungheria di Orban o della Russia di Putin”. Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’associazione Coscioni, avverte: “La legge Varchi si fonda sul proibizionismo, che alimenta lo sfruttamento. Abbiamo bisogno invece di una legge che metta al centro il consenso della persona”.