Roba da far scomodare anche gli scienziati. Pare infatti che, se le 36 domande funzionano, l’amore sia governato più dalle leggi della meccanica quantistica che non da quelle del romanticismo. Divise in tre blocchi, le 36 domande non sono un’invenzione recente. Elaborate nel 1997 dallo psicologo Arthur Aron, sono state al centro di numerosi esperimenti che hanno coinvolto 17 coppie di uomini e donne eterosessuali alle quali furono sottoposte 36 domande specifiche. Successivamente le coppie rimasero a fissarsi negli occhi per quattro minuti.

 

Secondo lo psicologo, dopo le domande poste e i minuti trascorsi a guardarsi negli occhi, ogni partecipante all’esperimento avrebbe dovuto sentirsi più vicino e in intimità con la persona che aveva davanti. Messe in soffitta per un po’, a riscoprire le 36 domande c’ha pensato la professoressa Mandy Len Catron, della British Columbia University di Vancouver, che ha anche pensato bene di scrivere un libro sui pericoli delle relazioni amorose.

Un progetto che ha stuzzicato la curiosità del New York Times dove è stato pubblicato appunto un saggio dall’esplicito titolo “Per innamorarti di chiunque fai questo”. Le 36 domande del professor Aron altro altro non fanno che accorciare in modo stupefacente il percorso della conoscenza reciproca, permettendo di stabilire subito se c’è armonia tra una coppia che si incontra per la prima volta. Seduti in un ristorante romantico, dunque, dopo che il cameriere ha acceso la candela e sono stati ordinati buoni cibi e ottimo vino, bisognerebbe non perdere tempo in inutili frasi impacciate e passare subito alla prima domanda: «Se potessi scegliere chiunque nel mondo, chi vorresti invitare a cena?». Le domande successive mirano ad abbassare un poco alla volta le difese dell’altra persona, portandola a rivelare di se stessa cose che non si dicono mai al primo incontro. Dopo un paio d’ore di risposte si instaura un clima di forte familiarità, come se ci si conoscesse da tempo e non ci fossero più segreti. Come se, appunto, si fosse innamorati. Il Guardian ha messo in pratica queste 36 domande, sottoponendo all’esperimento due suoi giornalisti ossia Bim Adewunmi e Archie Bland.

Pare che i primi due minuti siano stati terribili ma dopo quattro si è capito che si cominciava ad andare da qualche parte. Nessuno si è veramente innamorato, ma Bim ha ammesso di essersi sentita un po’ attratta da Archie. Le 36 domande dunque sembrano davvero funzionare: la fisica ora sta tentando di capirne un po’ di più, ricorrendo alla meccanica quantistica che studia i fenomeni ondulatori. Un metodo insomma abbastanza curioso e innovativo, ma che può nascondere delle insidie specie quando non si hanno più domande da fare e risposte da dare.

(fonte Rosaria Baiamonte www.gds.it)

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