In una società in cui la perfezione è cercata, quasi bramata, per raggiungere uno status idoneo, diventa decisiva quella ‘sporcatura’ che dona esclusività. L’avvento dell’intelligenza artificiale nella quotidianità è spesso una lama a doppio taglio: come ogni evoluzione tecnologica, anche l’IA ( sigla di Intelligenza Artificiale) diventa motivo di discussione e divide l’opinione pubblica, portando alla luce anche aspetti etici. Il valore di quella sporcatura, di quell’errore grammaticale in un articolo di giornale, dovrebbe essere come un solco involontario all’interno di un’opera d’arte: imperfetta ma autentica. Tuttavia, l’IA può essere programmata per evitare errori comuni, migliorando l’accuratezza e la coerenza dei testi.

Nel giornalismo, sono diversi i passaggi che portano alla riuscita di un buon lavoro: due ore di intervista, l’empatia e la percezione del messaggio che l’interlocutore propone, verbale e non verbale, le sfumature, il mezzo sorriso che fa comprendere che forse si aspetta quella domanda, in modo che il discorso poi abbia un senso e un risvolto diverso.

Dopo l’intervista e la raccolta di informazioni, c’è la stesura del testo che, sì, può essere agevolata dall’IA, ma che comunque regala soddisfazione allo scrittore e al lettore quando quella parola, messa in quel determinato modo, è frutto di attenzione, studio, coraggio e sensazioni messe nero su bianco, pronte per essere condivise.

L’intelligenza artificiale è uno strumento che può venire in soccorso se una parola non arriva, se un concetto è in mente ma c’è così tanto da scrivere, comunicati stampa da leggere, appuntamenti a cui non si può mancare e, magari, anche solo la vita da vivere. Un aiuto in quel momento è benvenuto. Ma quello che non può essere consentito è l’abuso, un uso selvaggio, impersonale e menefreghista dell’IA. Non può essere, almeno nel giornalismo, un modo sbrigativo per accorciare le responsabilità e prendersene comunque i meriti, apportando semplicemente una firma alla fine. L’IA dovrebbe essere vista come uno strumento complementare piuttosto che un sostituto completo del lavoro umano. Come ogni nuova tecnologia, deve essere studiata, compresa nella sua anima, struttura e composizione, e impostata nel modo corretto per non incappare in errori che non sono più sani e autentici, ma artificiali e fake.

Anche l’Ordine dei Giornalisti e altre istituzioni professionali riconoscono il potenziale dell’IA ma sottolineano l’importanza di utilizzarla in modo etico e responsabile. È possibile vedere cosa ne pensano in questo link, invitando il cronista a utilizzarla nel modo corretto, imparando a conoscere il proprio ‘nemico’ per rendere lo strumento utile ed efficace in situazioni ‘di segreteria’.

Ma come riconoscere un articolo scritto da Chat GPT da uno scritto di proprio pugno? È diventato indirizzo universitario, a dimostrazione che nel futuro sarà sempre più utilizzato. Essere un ‘Prompt Designer’ è un mestiere, pagato anche a caro prezzo. Questo ruolo emergente riflette la crescente importanza di sapere come interagire con l’IA per ottenere risultati ottimali. Questo richiede competenze specifiche nella formulazione delle richieste all’IA.

All’interno di Chat GPT esiste una sezione dove si può ‘dialogare’ con il programma, dando un ordine ben preciso. Se scritto in modo grossolano e basilare, Chat GPT fornirà un testo grossolano e basilare. Se invece impostato correttamente, perché alla base c’è uno studio della corretta scrittura del prompt, una buona conoscenza della lingua italiana e una comprensione del funzionamento del programma, allora diventa un grande alleato.

Se tutto questo non avviene, un articolo di giornale avrà comunque l’aspetto di un articolo di giornale, con titolo e testo più o meno articolato, ma avrà un titolo simile a questo: ‘La Sagra Della Porchetta di Vicenza conquista i Visitatori’ e potrà avere un attacco per nulla giornalistico e per niente empatico come ’24 Maggio 2024 – In una tranquilla giornata d’estate, la Sagra della Porchetta a Vicenza riempie le piazze.’ oppure ‘La Sagra della Porchetta, eccellenza del vicentino, ha portato molti turisti questo weekend’.

È giusto dare al lettore gli strumenti per individuare un lavoro grossolano e sbrigativo, dove non c’è cuore né intenzione, da un lavoro sudato e fortemente voluto. Questi sono solo piccoli esempi per imparare ad apprezzare quell’errore, quella famosa sporcatura, che una volta poteva essere d’inchiostro, sulla carta stampata o in una pagina web. La tecnologia porterà sempre evoluzioni, ma a volte è importante apprezzare la fatica di una coperta fatta a mano dalla nonna, anche imperfetta, piuttosto che una perfetta e sterile cinesata acquistata a due euro.

L’adattamento alla tecnologia nella nostra Redazione

Anche nella nostra redazione non è stato semplice comprendere queste nuove misure tecnologiche, prendere atto del fatto che ci siano persone che con astuzia possano sostituirsi più facilmente rispetto al passato a un giornalista professionista. La nostra stessa direttrice, che si definisce di ‘vecchia guardia’, inizialmente non ha compreso completamente il potenziale di questo strumento, né ha percepito i rischi e come riconoscere un testo generato con IA. Ma è bastato documentarla per farle capire cosa oggi la tecnologia permette e come le persone, anche comuni, possano utilizzarla a proprio vantaggio. Un direttore cresciuto in un giornale, che ha fatto l’esame da professionista con la macchina per scrivere, con tutte le difficoltà annesse, cresciuta con la fretta del giornale che andava in stampa, quindi ‘vai sul posto’, ‘fotografa e vedi il morto’, ‘torna a casa sulla macchina per scrivere’ o addirittura dettare a figure preposte, anche a braccio, la notizia mentre il giornale stava uscendo. Una direttrice che, nonostante le rassicurazioni e indicazioni dell’Ordine dei Giornalisti, si rifiuta di utilizzare questo mezzo, preferendo di gran lunga ancora andare sul posto con il vecchio taccuino per scrivere un articolo emozionale, che magari contiene anche gli errori di battitura e della stanchezza della giornata, piuttosto che adeguarsi.

Laura San Brunone

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