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“La storia di Alessandro viva nelle scuole, i giovani devono sapere”

Storie e vite valorose come quella di Alessandro dovrebbero essere scritte, lette e raccontate. Da quel che ricordo io, e sono stato educatore tanto tempo, a scuola non se ne è mai parlato. E da quello che mi risulta ancora e’ così. I giovani dovrebbero essere informati sulla necessità di avere una difesa sana. Vero, siamo pacifisti. Ma ai nostri militari non gli verrebbe mai di andare in guerra”. Lancia alla Dire un messaggio per i giovani Marco Pibiri, papa’ del caporalmaggiore Alessandro Pibiri, morto a 25 anni il 5 giugno del 2006 in Iraq, mentre con altri militari era impegnato in un’attivita’ di scorta a un convoglio logistico britannico.

Il papa’ di Alessandro va dritto ai fatti dell’Ucraina. “Mettiamo che a qualcuno venga in mente di puntare i missili contro l’Italia, che facciamo, ci facciamo trovare sprovvisti? No, dobbiamo essere pronti- dice- I militari servono e devono essere ben equipaggiati, e anche ben pagati”, aggiunge con un sorriso.
“I nostri giovani devono sapere- insiste Marco Pibiri- che a un ‘Pincopallino’ qualsiasi può venire in mente in qualsiasi momento di puntarci contro i missili. Si sentono allora i pacifisti dire ‘diamo i soldi per zucchero e caffè’, ma non è così. Spendere in zucchero e caffè va bene, ma anche in armi. I giovani devono sapere che un Esercito sano e ben preparato ci deve essere per forza“.

Papa’ Marco parla anche del valore pubblico della memoria del 5 giugno in cui nel 2006 perde tragicamente il figlio e 8 anni dopo la moglie Luisella, e di parole che per anni sembravano bandite, come patria, e dice con emozione di sentire forte la vicinanza delle istituzioni, dell’Esercito italiano e della Brigata Sassari. “Con il 12 novembre si celebrano i caduti. Dalle istituzioni il giorno è sicuramente ricordato, ho visto l’Esercito sempre molto attento, e come diceva un comandante di cui ora non ricordo il nome ‘l’Esercito assiste sempre i suoi figli’ e sono tutti: militari, ma anche genitori fratelli e sorelle. Gli italiani ho l’impressione un po’ di meno. La Brigata Sassari- racconta con emozione- e’ sempre molto presente, mi vengono a trovare, il giorno del mio compleanno sono qui e mi portano i fiori il 2 novembre. Sono contentissimo”.

I nostri militari si presentano pacificamente e ovunque vanno per quello sono ben accolti“, conclude papa’ Marco che ora a Selargius, con un altro figlio, Mauro, anche lui nell’Esercito, e’ tornato a fare l’artigiano: “Sono nato fabbro e ora, in pensione, sono tornato a farlo. Lavoro il ferro battuto, un mestiere- conclude- che ormai sta scomparendo”.

Agenzia Dire