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La stanchezza mentale è molto peggio della stanchezza fisica

La stanchezza mentale dipende da più fattori, uno fra tanti lo stress. Si prova la sensazione di una continua mancanza di forze, accompagnata da un bisogno costante di riposo. Ci si rifugia nel sonno e nell’apatia cronica e nessuno stimolo aiuta a stare meglio. Ma quali sono le cause della stanchezza mentale? Un forte dolore, uno stato di stress, un accumulo di frustrazioni personali, un cambiamento repentino di vita, causano un crollo emotivo con problemi associati alla depressione. Qual è il segnale che ci fa capire il reale stato di stanchezza mentale? Sono tanti i campanelli di allarme: vuoti frequenti di memoria, confusione mentale, sensazione di disturbo in mezzo agli altri, opposizione ai rumori, ansia generalizzata e instabilità dell’umore.

Per combattere questo disagio occorre praticare sport perché serve a scaricare lo stress, garantirsi le giuste ore di sonno, avere una corretta e sana alimentazione, ascoltare musica, regalarsi un viaggio, passeggiare all’aperto, assumere integratori alimentari che danno energia e vitamina D. Per migliorare il tono dell’umore occorre esporsi al sole e dedicarsi agli hobby preferiti.
Anche circondarsi di buoni amici aiuta a ripristinare le energie vitali. Bisogna allontanare le persone ipercritiche, noiose, vittime del loro costante malessere, respingere i pensieri negativi e spesso catastrofici e concentrarsi positivamente su se stessi.

È stato certificato che molte teorie di rilassamento possono alleviare questo stato di malessere cronico. La teoria di Schultz , per esempio, è basata sul training autogeno ed è considerata una tecnica di rilassamento psicofisiologica, in quanto mira al cambiamento della consapevolezza in se stessi. Questi esercizi autogeni si basano sulla corretta respirazione che interviene a migliorare la funzionalità del sistema cardiocircolatorio, respiratorio e muscolare.

È indispensabile ritrovare un proprio spazio personale per dedicarsi al proprio benessere psicofisico. Si avverte il bisogno di migliorare il proprio autocontrollo emotivo, di voler e saper gestire le proprie emozioni, di avere in parte gli strumenti per auto distendersi.

Di fronte ai meccanismi di attacco-fuga, di freezing (il congelamento di fronte a una paura), di iper difensività, si deve applicare la “risposta rilassante”, così come afferma la teoria di Benson, perché restituisce un effetto calmante all’attività celebrale.

Pure lo yoga e altre tecniche di meditazione orientale e occidentale favoriscono in generale il benessere. Attraverso l’applicazione di queste pratiche di rilassamento si allontanano i sintomi di battito cardiaco accelerato, di sudorazione, respiro affannoso, vertigini, tremori. Un ottimo rimedio è costituito anche da rimedi naturali, come la buona abitudine di bere tisane al biancospino, passiflora, valeriana, melissa, ginseng. Attraverso una buona forza di volontà si superano sia l’apatia transitoria che l’assenza di emozioni e si recupera la propria stabilità.
Anche mantenere le relazioni sociali permette di fare il pieno di ossitocina, quel simpatico neurone che ci regala una scarica di benessere e sano buonumore.

Arianna Mandolfo