Sono un impegno prioritario, le “vulnerabilità nascoste”, spesso fuori dal racconto dei media e trascurate dall’opinione pubblica ma in costante aumento, dalle piccole città “dove ci sono sempre più persone senza fissa dimora, alle esigenze delle isole e le aree montane”. E’ la visione del nuovo presidente della Croce Rossa Italiana (Cri), Rosario Valastro.
Il dirigente traccia le coordinate dell’attività dell’organizzazione, “un grande patrimonio di 150 anni che vanta una presenza sul territorio che poche altre organizzazioni possono rivendicare”. E la cui storia, portata oggi avanti da quasi 160mila volontari, “è legata a doppio filo con l’ultimo secolo e mezzo di storia italiana”. Secondo Valastro, classe 1974 e una laurea in Giurisprudenza con una specializzazione in Scienze della pubblica amministrazione, le tre assi lungo cui si deve sviluppare l’operato della Cri sono “ascolto, fiducia” e appunto “vulnerabilità nascoste”. “Dobbiamo proseguire il nostro cammino, operando sempre con competenza e umiltà e mettendo al centro del nostro sguardo la persona, servendola in modo imparziale”, dice il presidente. “Questa è la chiave per continuare ad avere la fiducia delle istituzioni e dei donatori che sostengono il nostro lavoro”.
Lavoro che deve avere una declinazione soprattutto sociale, come richiede l’attuale evoluzione dello scenario socio-economico dell’Italia. “Dobbiamo partire dalle nuove vulnerabilità: individuarle e agire con competenza e capacità, è questa la cartina tornasole dell’efficacia del nostro mandato”, spiega Valastro. “Stanno emergendo povertà che non conoscevamo, situazioni critiche fuori dal campo visivo dei media”.
Che la priorità sia il sociale lo ha dimostrato anche la pandemia di Covid-19, la cui fase acuta, di maggior pressione sul sistema sanitario nazionale, sembra essere passata. “Fin dall’inizio della crisi sanitaria le necessità di tipo sociale si sono imposte”, dice il presidente.
“Nei mesi peggiori della post-pandemia abbiamo aperto oltre 100 sportelli sociali – degli spazi dove la persona viene presa in carico a 360 gradi – e ci siamo impegnati nella consegna di cibo, la distribuzione di pacchi spesa e buoni pasto, e poi ovviamente nell’assistenza sanitaria alle persone in stato di maggiore difficoltà economica”.
Il Covid-19 ha messo in luce un’altra dinamica forse inattesa, quella di una grande risposta di solidarietà. “La preoccupazione verso la propria comunità si è dimostrata un vettore forte”, premette Valastro. “Durante la pandemia in molti hanno deciso di aiutare la Cri: sono state circa 50mila le persone che si sono iscritte all’organizzazione come volontari temporanei”.
Il presidente, subentrato dopo le dimissioni del predecessore Francesco Rocca, candidato alle elezioni regionali del Lazio previste a febbraio, ha iniziato la sua attività nella Croce Rossa nel 1993 proprio come volontario. Un’esperienza trentennale che è anche un punto di osservazione sull’evoluzione del modo di fare volontariato e di intendere il servizio verso la comunità.
“Oggi come allora c’erano persone giovani e meno giovani che decidevano a unirsi alla Cri. E’ cambiato però il modo di agire, perché sono cambiati i mezzi di informazione, il mondo universitario, gli strumenti e poi anche le povertà”. Importante, secondo Valastro, è evidenziare che “volontariato ed efficienza sono due concetti che si conciliano perfettamente, usando al meglio le nostre risorse”.
Fuori dai confini dell’organizzazione invece, prosegue il presidente, “è auspicabile che ci sia un maggiore riconoscimento dell’operato di queste persone e in più in generale di tutto il mondo del volontariato. In questa fase, segnata a esempio dall’aumento dei costi delle utenze, che hanno ricadute anche sulle nostre sedi, è necessario che queste realtà siano sostenute, anche con normative che ci vengano incontro invece di comportare spesso incombenze dal punto di vista finanziario”.
Fra le sfide che aspettano gli operatori della Croce Rossa ci sono quelle legate alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come dimostrato dagli interventi nelle Marche e a Ischia degli ultimi mesi dell’anno scorso. “E’ un tema di cui la Cri parla dal 2007, quando era ancora una questione di nicchia”, scandisce Valastro. “Per noi è una priorità alla quale ci prepariamo addestrando continuamente il personale della nostra rete di pronto intervento. Si formano gli operatori per far fronte e aiutare le persone durante gli eventi estremi, le ondate di freddo e di calore”.
La Cri è parte della Federazione della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale e può intervenire in altri scenari se chiamata da un’organizzazione consorella. Così è successo in Ucraina, come sottolinea il presidente. “Siamo tornati alle origini, dando manforte a chi ne aveva bisogno e provvedendo a fornire materiale medico, medicinali”.
Dall’inizio del conflitto nel Paese dell’est Europa, circa un anno fa, 43 convogli sono partiti dall’Italia e circa 3mila tonnellate di aiuti sono stati consegnati alla popolazione. “La Croce Rossa italiana ha decine di progetti di cooperazione all’estero con le società nazionali” amplia lo sguardo Valastro.
“Il nostro intervento è sempre informato dai principi cardine di umanità e neutralità: fra i numerosi interventi, siamo fieri dei progetti di cooperazione con la Croce Rossa palestinese e con la collaborazione solida con la Magen David Adom israeliana”.