L’emergenza che non c’è. Secondo i ricercatori, il numero di migranti irregolari che vivono nei grandi Paesi europei non cambia da anni, nonostante il dibattito politico per lo più ostile ai migranti dica continuamente il contrario, come un mantra. L’invasione, insomma, non è suffragata dai numeri reali. Lo certificano gli studiosi che si occupano di migrazioni di 18 tra le principali università e organizzazioni di ricerca del mondo, tra cui Oxford, con la pubblicazione di un database nell’ambito del progetto MIrreM , che cerca di misurare la migrazione irregolare.

I ricercatori hanno scoperto che tra il 2016 e il 2023 vivevano tra 2,6 e 3,2 milioni di migranti irregolari in 12 Paesi europei, ovvero meno dell’1% della popolazione totale di questi Paesi. Nel complesso, la popolazione di migranti irregolari nei in Europa non sembra essere cambiata davvero dal 2008.

Il corto circuito è chiaro: una cattiva informazione produce nella popolazione la convinzione che troppi migranti arrivino in Europa con mezzi clandestini. E i partiti nazionalisti cercano di approfittarne elettoralmente cavalcando politiche sempre più restringenti. Ma i nuovi dati sfidano, appunto, le percezioni.

Nel 2008 – scrive il Guardian – Clandestino stimava la popolazione di migranti irregolari di 12 paesi europei tra 1,8 e 3,8 milioni. Il progetto MIrreM aumenta la stima più bassa di 780.000 persone e diminuisce quella più alta di 460.000, creando un quadro più chiaro della popolazione totale di migranti irregolari nei paesi studiati.

Gli Stati Uniti, utilizzati come termine di paragone dalla nuova ricerca, hanno la popolazione migrante irregolare più numerosa in termini di numeri assoluti. In termini di dimensioni, la Finlandia ha la popolazione di migranti irregolari più piccola al mondo. Rispetto alle stime del 2008, la ricerca del MIrreM indica che in tre Paesi le nuove stime suggeriscono numeri maggiori: Austria, Germania e Spagna.

In Belgio, Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti la stima della popolazione migrante irregolare è rimasta invariata. In cinque Paesi è addirittura diminuita: Finlandia, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi e Polonia.

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